una fogliata di libri

Conversazioni letterarie

Gaia Montanaro

La recensione del libro a cura di Adam Biles edito da Neri Pozza (256 pp., 20 euro)

Conversare significa letteralmente il trovarsi insieme. Lo scambio che avviene tra persone, ritrovarsi e condividere. In questa pratica comune, gioca un ruolo non accessorio il luogo dove ci si ritrova. Perché molto spesso i luoghi hanno una loro identità, un peso specifico. Raccontano essi stessi una storia oltre che, in questo caso, contenerne moltissime altre. Le librerie infatti hanno questo potere particolare: essere incubatrici di storie, di mondi, di vite. Posti dove convivono in modo armonico e spesso sorprendente spaccati di mondo diversissimi. Shakespeare and Company, la famosa libreria di Parigi fondata da Walt Whitman come centro gravitazionale della Beat Generation negli anni Cinquanta e poi mantenendo una sua iconicità sospesa nel tempo, è il luogo perfetto dove conversare. Dove cioè radunarsi e parlare di libri, di storie, di temi. Di ciò che rende vita la vita. Questo luogo è stato teatro negli anni di diverse conversazioni letterarie, venti delle quali sono state riunite in una raccolta dal direttore editoriale della libreria, Adam Biles. Si affrontano temi diversissimi tra loro, durante la presentazione di romanzi e saggi di grandi autori contemporanei. Si affonda il pensiero nelle vite altrui, nelle narrazioni che attraverso il particolare cercano di contenere un respiro più grande. Ciascuno troverà in queste conversazioni almeno un argomento che possa intercettare il proprio interesse. Magari perché si è letto e apprezzato un libro di cui si parla, magari perché – leggendone un approfondimento – verrà la voglia di leggerlo. Si incontrano libri, si incontrano persone, si incontrano sguardi sul mondo. C’è il racconto del concetto di tempo di Carlo Rovelli, il senso dello scrivere per Rachel Cusk, la genesi della Ferrovia sotterranea di Colson Whitehead, l’idea di natura di Ennie Ernaux. “La solitudine è tabù. E’ una cosa che tendiamo a non confessare. Non abbiamo le parole per dirlo. Ed è una condizione assai poco studiata, quasi circondata da un muro di silenzio. […] La solitudine deriva da un bisogno insoddisfatto di intimità. Ciò di cui abbiamo bisogno è la sensazione di essere amati, compresi e in comunione con gli altri”.  Questo racconta Oliva Laing nel presentare il suo saggio Città sola, squarciando il velo su un tema che sta a cuore a lei ma che riguarda tutti. Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Questo fanno le storie e i luoghi che queste storie le accolgono e di cui si prendono cura. Racchiudono per sempre le parole così da non perderle e poterle ritrovare.  

   

A cura di Adam Biles
Conversazioni letterarie
Neri Pozza, 256 pp., 20 euro

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