una fogliata di libri

I poeti maledetti

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Paul Verlaine edito da il Saggiatore (200 pp., 19 euro)

Se l’espressione “poeti maledetti” è diventata un luogo comune e alcuni di loro sono osannati dai teenager di tutto il mondo come fossero delle vere e proprie rockstar, il merito è di questo libro di Paul Verlaine, pubblicato la prima volta nel 1884 e intitolato semplicemente I poeti maledetti. Lo riporta in libreria oggi il Saggiatore in nuova edizione aggiornata, tradotta da Claudio Rendina, e impreziosita da una prefazione di Morgan. “Avremmo dovuto dire Poeti Assoluti per restare nella calma, ma, a parte il fatto che la calma non si addice molto a questi tempi, il nostro titolo ha questo, che risponde in pieno al nostro odio e, ne siamo certi, a quello dei superstiti tra gli Onnipotenti in questione”, scriveva lo stesso Verlaine nella nota che apriva l’opera, annunciando così al mondo intero che la stagione all’inferno della poesia francese ed europea poteva avere inizio. Come un deejay alle prese con i dischi migliori da inserire in una compilation, Verlaine sceglie con cura per la sua raccolta le voci più anomale, stridenti e sovversive in circolazione. Dentro c’è la crema della poesia simbolista e decadente dell’epoca. Ci sono Arthur Rimbaud e Corbière. Mallarmé e Desbordes-Valmore. Villiers de l’Isle-Adam e un certo Pauvre Lelian, anagramma sotto il quale si nascondeva lo stesso Verlaine. Giovani, disperati, in rotta con la società, drogatissimi, sprezzanti, laceri ed eleganti, i maledetti segnarono nella storia della letteratura una vera e propria rivoluzione, sabotando le regole e aprendo una serie di scenari fino a quel momento totalmente inesplorati. “Ora io sprofondo il più possibile nella dissolutezza. Perché? Io voglio essere poeta, e mi adopero per divenire veggente. Si tratta di giungere all’ignoto attraverso la sregolatezza di tutti i sensi”, scriveva il più famoso di loro, Arthur Rimbaud, “il poeta bambino”, spiegando come al di là dei limiti dell’uomo, trasformandosi in veggente, il poeta poteva raggiungere una capacità superiore di penetrare con lo sguardo l’oscuro scenario del mistero. Un libro leggendario ancora oggi presente in maniera quasi carbonara  nello zaino degli studenti del ginnasio, nelle biblioteche degli intellettuali, nelle fodere interne delle giacche dei fuorilegge. Un libro che ha avvicinato decine di generazioni alla poesia e che, riletto in questi tempi, mantiene sorprendentemente intatta la sconvolgente propulsione che lo generò, oltre 140 anni fa, in un caffè bohémienne di Parigi affacciato sulla Senna. Cult.   

    

Paul Verlaine
I poeti maledetti
il Saggiatore, 200 pp., 19 euro

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