Una fogliata di libri

Cimarrón

Giacomo Giossi

Leggi la recensione del libro di Miguel Barnet edito da Quodlibet, 240 pp., 18 euro

Pubblicato originariamente in Italia per la prima volta da Einaudi nel 1968, Cimarrón. Biografia di uno schiavo fuggiasco torna nelle librerie italiane per merito di Quodlibet che varia il titolo con cui era stato tradotto precedentemente (Autobiografia di uno schiavo) per restituirne pienamente il senso di un’operazione culturale straordinaria a opera del poeta e romanziere cubano Miguel Barnet. Questi, che è anche un apprezzato etnologo, incontra infatti per la prima volta a Cuba nel 1963 Esteban Montejo, un ex schiavo ultracentenario che da anni vive in clandestinità in quanto sfuggito all’oppressione della schiavitù. Nel frattempo, la schiavitù sull’isola caraibica è stata abolita e Montejo è in grado di raccontare a Barnet la propria filosofia esistenziale, quel pensiero cimarronaje che intreccia sapere e intuito e quella sapienza istintuale che dà forma a una relazione con il mondo naturale totalmente originale. Come avverte Alejo Carpenter, citato da Italo Calvino nella presentazione che apre il volume, quello di Montejo è un vero monologo. Un racconto che probabilmente negli anni dell’uscita del volume aveva la sua principale forza nella sua capacità testimoniale, nell’idea di irriducibilità esistenziale che attraversa il movimento biografico del protagonista, mentre oggi è lo sguardo originale di Montejo a risultare non solo estremamente attuale, ma totalmente contemporaneo. Cimarrón ha una forza letteraria evidente, frutto di un incontro che riporta in superficie le contraddizioni anche con la Cuba dell’epoca, che allora non pochi credevano liberata. Una qualità letteraria che appartiene a un mondo altro, quello di un indigeno che si volle libero e che nel pretendersi tale diede forma a un linguaggio e a una pratica di vita a cui è impossibile restare indifferenti, perché coglie con esattezza e senza alcuna vacuità alcune delle urgenze e delle necessità che oggi appartengono alla nostra contemporaneità. Un racconto poetico che è tale proprio perché non banalizza il racconto storico, ma lo offre nella sua straziante nudità. Una storia di schiavitù che diviene una storia di liberazione anche linguistica che si sviluppa con un’originalità propria in grado di raccontare la storia di Cuba e dei suoi abitanti, dalla guerra d’indipendenza d’inizio secolo agli anni Sessanta. Barnet – che registra Montejo con il magnetofono – compie un lavoro di trascrizione  abile e preciso, regalando ai lettori una testimonianza che è prima di ogni altra cosa un  discorso di poetica della liberazione.

    

Miguel Barnet
Cimarrón
Quodlibet, 240 pp., 18 euro

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