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Overbooking

Popolo di pochi lettori, ma di tanti scrittori

Antonio Gurrado

Ennio Flaiano scriveva che il pubblico è diventato "un enorme mostro di noia, insaziabile, che chiede nuovi fatti, sempre nuovi fatti"

Se scorro le classifiche sui libri più venduti, di là da stucchevoli considerazioni snob sul rapporto inverso fra qualità e quantità, credo di ravvisare un minimo comun denominatore che lega i ricettari televisivi alle divulgazioni storiche, i memoriali delle starlette ai retroscena politici, i romanzi polizieschi-femministi-sudisti ai saggi di impegno civile vergati da un fisico o da un cineasta: il desiderio di appagare il mostro quotidiano. Con la m, non con la n, Ennio Flaiano definiva tale il pubblico in un paese che “è diventato un enorme mostro di noia, insaziabile, che chiede nuovi fatti, sempre nuovi fatti”. Ecco dunque il libro che rivela la vera verità sul tal delitto e il libro che ci spiega come dobbiamo regolarci coi nostri figli, il libro che ci racconta quanto siamo debitori a un fungo o al bonobo e il libro che prescrive un nuovo modo di parlare senza offendere nessuno. Li acquistiamo con l’afflato di quella vecchia ritrita battuta su Chuck Norris, che non leggeva libri ma si limitava a fissarli minaccioso fino a che non aveva ottenuto da loro tutte le informazioni di cui aveva bisogno.

“Il lettore è avido di cose vere, non sa più che farsene di chi giudica o interpreta i fatti o la vita degli altri. Vuole inchieste, notizie, indiscrezioni, storie a chiave, nomi e cognomi (esatti), tutto controllabile”, scrive Flaiano. “Il lettore vuol partecipare”. E perché mai abbiamo così tanta vaghezza di fatti, da libri che sono l’esatto opposto dello scrivere, in quanto si limitano a comunicarci informazioni per le quali potrebbe bastare una trasmissione televisiva, un passaparola fra amici a cena, un vocale piuttosto corposo su WhatsApp? Perché poi, orrore, vogliamo discuterli; il lettore fa il sacrificio di acquistare un libro allo scopo di diventare autore egli stesso: “Si può sostenere che l’italiano non legge, ma bisogna ammettere che scrive”, sancisce Flaiano in questo aureo Le ombre bianche, pubblicato da Rizzoli nel 1972, riedito da Bompiani nel 1994 e oggi disponibile per Adelphi (300 pp., 18 euro). Se gli italiani volessero davvero dei fatti su sé stessi, dovrebbe essere in classifica da cinquant’anni. Invece niente; che strano popolo che siamo.

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