Una fogliata di libri
Furia
La recensione del libro di Andrea Martina, edito da 66thand2nd (240 pp., 16 euro)
Ricorda per certi versi The Basketball Diaries di Jim Carrol, Furia di Andrea Martina. Solo che al posto dell’eroina, delle marchette e del rock ci sono il contrabbando di sigarette, la Sacra Corona Unita e le corse di auto clandestine. Eccoli, in ordine sparso, gli ingredienti di questo romanzo, sospeso tra un documentario e un film d’azione, ambientato a Brindisi nel 1981. Teo, Carmine e Silvan fanno tutti e tre Furia di cognome. Teo ha quindici anni, irrequieto e tormentato, è una giovane stella della squadra di basket locale.
Carmine, suo fratello maggiore, fa il pilota e dopo essere stato una promessa dell’automobilismo si barcamena nel mondo delle corse clandestine. Silvan, il padre, rimasto vedovo, è un meccanico che lavora per i contrabbandieri. Perché sì, “le bionde”, le sigarette, prive del bollino del monopolio, in città, si comprano ovunque. Perfino a poche centinaia di metri dall’ingresso del tribunale, alla bancarella dove si riforniscono anche gli avvocati: “I migliori clienti erano lì: giudici, guardie, innocenti”. Un business del genere non può sfuggire alla criminalità organizzata e così a un certo punto cambia tutto, e questa attività, vissuta dai cittadini fino a quel momento quasi come un peccato veniale, di colpo si trasforma in qualcosa di più grande e di più pericoloso. La Sacra Corona Unita ha bisogno di sfruttare quel canale, uno snodo fondamentale che può risultare utile per far passare, oltre alle sigarette, anche tutto il resto. La droga, le armi, gli esseri umani. Spuntano così i mitra, le pistole, i blindati, gli inseguimenti e iniziano ad arrivare i primi morti. Sarà questo il contesto in cui si troverà a muoversi Teo, diviso a metà tra la fascinazione per il male e la violenza e quella per la pallacanestro e il possibile riscatto. La dicotomia sarà ben rappresentata dall’entrata in scena di due altri personaggi: Bruno, un delinquente appena uscito dal carcere che in passato aveva avuto a che fare con suo padre, e Camarda, il coach della squadra di basket, che sarà per Teo l’unica speranza.
Sullo sfondo la figura di Claudio Malagoli, cestista di culto ed eroe locale, venerato a Brindisi come lo era Maradona a Napoli, che portò la squadra della città dalla serie B alla A, tra il 1980 e il 1981, entrando nella leggenda. Martina tratteggia così in modo secco, asciutto e senza fronzoli, un mondo dove la scuola e la vita familiare risultano essere totalmente assenti e l’unico rifugio virtuoso possibile pare essere quello offerto dallo sport.