una fogliata di libri

Josef

Riccardo Canaletti

La recensione del libro di Monika Helfer, Keller, 236 pp., 18 euro

Monika Helfer ha già scritto della sua famiglia, gli “emarginati”, poveri più dei poveri, sua nonna materna bellissima e soltanto per questo considerata poco fedele, suo nonno, Josef, serio e bellissimo, che finì per convincersi che sua figlia, Grete (la madre dell’autrice), fosse di un altro. Un racconto delle radici tenute costantemente nascoste, mascherate. Come se, prima di Monika, nessuno della famiglia avesse avuto interesse a comprendere il perché di quell’inganno palese, quel tentativo alla luce del sole – e per questo fallito – di mostrarsi diversi da ciò che si era. Come se tutti avessero accettato da tempo di essere degli impostori. Una famiglia che ha l’odore, il colore e la ruvidezza di alcuni rami caduti in un bosco. Rami che tutta la sua famiglia ha calpestato e a cui sembrano sempre tornare, come se la ruvidezza, l’odore consueto di un luogo lontano dalle malelingue, fossero l’unica cosa mai posseduta, prima, durante, dopo le due guerre. E’ nel bosco di Bregenz, il Mehrerauer Wald, che Josef, il padre della scrittrice, camminerà un’intera notte, con la sua protesi guadagnata in guerra, a poche ore dal funerale di sua moglie, l’infermiera Grete che anni prima, quando al posto di una gamba finta c’era il vuoto, il nulla lasciato dal ghiaccio della Russia, gli aveva chiesto di sposarla. 

 

Questo romanzo parla di un padre che da piccolo non aveva nulla se non libri prestati. Li leggeva con voracità, li trascriveva a mano con ferocia amanuense, quella sete e fame di sapere che ai suoi occhi parvero sempre un’impresa segreta, qualcosa che teneva a distanza gli stupidi. Parla di lui che, da adulto, tentò di rubare i volumi della libreria di un rifugio per invalidi di guerra che gli era stato affidato, per rendersi conto che sarebbe stato impossibile non farsi scoprire e tentando così, di lì a poco, il suicidio. Voleva solo possedere dei libri e questo desiderio era l’unico lascito della sua infanzia, per il resto ripudiata. 


Monika Helfer racconta la storia di un padre di cui si vuole finalmente riappropriare. Che tenta di rubare al rifugio di racconti della matrigna o della sorella. Vuole fare chiarezza per accorciare il vuoto che nella foto attaccata sopra la sua scrivania vede il padre in piedi, a sinistra, lontano da tutti. Impassibile, con lo sguardo e un cervello inviolabili. Helfer accetta la sfida di scrivere proprio di quel padre, di scavare dove Josef non ha mai permesso a nessuno di scavare. Nel legno duro come la foresta della sua anima.   

 

Josef
Monika Helfer
Keller, 236 pp., 18 euro