Una fogliata di libri

Gotico rosa

Riccardo Canaletti

La recensione del libro di Luca Ricci edito da La nave di Teseo (256 pp., 20 euro)

Se il sonno è “la certificazione della nostra solitudine”, come scritto in “Vitalità dell’amore”, uno dei racconti di Gotico rosa, allora la scrittura di Luca Ricci certifica la solitudine dell’autore. E’ un sonno profondo in un mercato chiassoso e sfilacciato, dove la tenuta stilistica permette di trattare temi ai limiti della “disperazione” – un termine caro al primo Cioran – con raffinata isonomia. Cosa che appare paradossale, soprattutto a chi ha letto e amato Bukowski. Ma questo è, si può essere brutali e sporchi in abiti da sera. Antieroici senza essere antintellettuali. Si può bere, d’altronde, e parlare di filosofia; anche se è sempre più raro. Gotico rosa non assomiglia a nessun trattato, ma emerge chiaramente la figura del “soggetto desiderante”, che per definizione conosce il limite della sua potenza e l’assenza di qualsiasi volontà, poiché il desiderio è, per giocare con Ricci, proprio una certificazione della solitudine della potenza. Ricci dimostra anche coraggio editoriale, certo comprensibile anche alla luce della sua indiscutibile stabilità nel panorama letterario italiano. Torna sul racconto, come hanno fatto i grandi che hanno preferito smontare la vita più che ricomporla, da Carver a Salinger, con maestosa dedizione alla scrittura. 

E’ come se Ricci avesse scelto di raccontare qualcosa che in Italia viene piuttosto balbettato. Ciò di cui si fa spesso avanguardia: depressioni e contorsioni degli eventi, finanche dell’amore, tema centrale del libro. Lo stesso titolo è un monolite piazzato a interrompere l’esperienza orizzontale del lettore medio, abituato a un’illuminazione dall’alto, senza chiaroscuri. Gotico, invece, è ciò che combina la vista e il non visto per definizione, l’ombra appunto. Sette racconti di ombre indicate con esigenza narrativa. Un’esigenza che sparisce dai radar di ciò che in Italia viene considerato “buona letteratura”. Potremmo dire: il racconto è il politicamente scorretto della narrativa italiana. Ricci colui che affronta la controra dell’amore mettendola in mostra in forma di storia. E’ la scrittura, come segno d’amore, amore di cui si coglie ciò che non è in luce, questo ribaltamento nel lettore. Questo dare ragione a Ricci che dà torto ai suoi personaggi, costantemente. Una conferma felice, di chi in Italia scrive la scrittura totale, quella della letteratura. E vale per quest’arte – di cui Ricci è campione – ciò che vale per la sopravvivenza, “un’attività che non consente di perfezionarsi in nient’altro”.  

 

Luca Ricci
Gotico rosa
La nave di Teseo, 256 pp., 20 euro

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