Una fogliata di libri
Attenzione e potere. Cultura media e mercato nell'èra della distrazione di massa
La recensione del libro di Emanuele Bevilacqua. Luiss University Press, 221 pp., 17 euro
Conosco Emanuele Bevilacqua da molti anni e devo dire che è una delle persone più versatili e poliedriche che abbia mai incontrato. E’ manager e direttore di giornali – è stato amministratore delegato di Internazionale, MicroMega, Limes; direttore di Pagina99 – e autore appassionato di cultura americana (suo il Battuti e beati di Einaudi Stile Libero attorno alla Beat Generation), e ancora presidente di teatri (quello di Roma) mentre oggi insegna Digital Publishing all’Università della Svizzera italiana. Rara figura di manager culturale italico con visione internazionale, l’ho conosciuto a San Francisco quando ero inviato in Silicon Valley per il Foglio e questo ha perfettamente senso. Infatti Emanuele è soprattutto un grande appassionato di una nicchia peculiare, quella dei business model dei giornali che come tante altre nicchie fiorisce nella Bay Area per arrivare al mondo intero. Come si finanziano, come si reggono, come affrontano la sfida del futuro i giornali, questi vecchi arnesi novecenteschi che tanti di noi amano ancora disperatamente: da umanista qual è, Bevilacqua ci porta in un viaggio appassionante nella cosiddetta attention economics, cioè il grande affare di questi anni, la conquista di un pezzettino di attenzione (on o offline) di noi poveri 8 miliardi di umani viventi sulla terra, con prodotti editoriali di qualche tipo.
Partendo non a caso da un discorso tenuto dall’inventore di questa disciplina, Herbert Simon, nel fatale ’69, mentre l’uomo andava sulla Luna e gli Stati Uniti eleggevano Nixon e scoppiava Woodstock, l’autore ci racconta cosa è successo ad alcune celebri imprese editrici di notizie nell’ultimo mezzo secolo, ma soprattutto dopo la grande crisi del 2008, che ha decimato non solo le banche ma anche l’industria editoriale. Passando in rassegna due modelli opposti, due success story, quella del Guardian, tempio del giornalismo britannico, e quella del New York Times americano e globale. Con interviste ai protagonisti e piglio di chi sa allo stesso tempo appassionarsi a una bella prima pagina e (più raro) leggere i bilanci di un’azienda, Bevilacqua racconta questi due mondi opposti, che però ci portano a nutrire ancora qualche speranza sul futuro delle notizie. Da una parte appunto il Guardian, che ha scelto la strada della completa gratuità (grazie ai contributi volontari dei lettori, e a ricconi benefattori) e dall’altra il re dei “paywallati”, il Times che ha preso la via degli abbonamenti con millimetrica scienza dei prezzi. Nel mezzo, e dopo, il vasto e frastagliato universo di newsletter, Substack, intelligenze artificiali. Un libro che è una specie di mappa o gps indispensabile per chi si vuole destreggiare nel mondo accidentato dei media scritti, mondo la cui morte però “è una notizia fortemente esagerata”, parafrasando un grande giornalista sanfranciscano.
Attenzione e potere. Cultura media e mercato nell’èra della distrazione di massa
Emanuele Bevilacqua
Luiss University Press, 221 pp., 17 euro
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