Un maggio intero di acqua, tra le colline
Il cielo mai così vicino. Un miracolo così che mai avevo visto
Stanotte, ancora un temporale: all’alba, fra le vigne, dalle scarpate l’acqua scorre a rigagnoli. La terra non riesce più a trattenerla, è troppo pregna. Ma ai lati della strada i prati fulvi di papaveri, migliaia di papaveri, come qui non li avevo mai visti. Splendidi ma, lo sai, inafferrabili: se li cogli, in cinque minuti chinano la corolla. (Da bambina li stringevo fra le mani stupita, già appassiti, povere farfalle cadute. Mi meravigliava, quella bellezza che non si poteva prendere).
Un maggio intero di acqua. Vengo qui da vent’anni, ma il Monferrato come stamattina non l’avevo mai visto. Mai il verde dei campi così rigoglioso, così, direi, straripante. Mai le siepi di lauro così lucenti, e tanto cariche di corolle gonfie, ansiose di aprirsi, le magnolie. Sulle colline pettinate di filari perfettamente paralleli, le vigne non trattengono i giovani tralci esuberanti che sporgono dalla loro geometria rigorosa. Ogni fiore selvatico si è moltiplicato, come ubriaco, fino nelle crepe dell’asfalto. Mai visto, il Monferrato così: così gravido, così radioso.
Dalle inferriate dei giardini le rose sono tante e tanto cariche che i rami si chinano verso terra: cascate di rose. Pensavo di conoscere ormai queste colline in ogni sfumatura dell’anno. Ma questo maggio è diverso da ogni altro. Abbondante, incessabile, l’acqua mostra come non l’avevo visto mai il suo miracolo.
La terra nera, le sementi migliori non sono niente, senza la pioggia – una delle poche cose che ancora non ci sappiamo dare da soli.
Ho visto, lo scorso anno, il Po verso Ferrara talmente asciutto, e crepato il letto bianco, che pareva quasi di poterlo traversare a piedi. Là dove passarono gli Alleati nel ’45 era emerso dal fondo del fiume un carro armato rugginoso, dinosauro di un remoto pliocene. (Quasi, avevo pensato, un oscuro ammonimento). Ma questo maggio tra le colline invece così benedicente, possibile? E quando il temporale si allontana, che orizzonte terso sulla sommità delle colline: il cielo, mai così vicino.
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