Una fogliata di libri

Il male necessario

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Massimo Borghesi edito da Orthotes, 228 pp., 23 euro

Nel presentare l’immagine dell’occidente contemporaneo sulla quale ha concentrato le analisi e le riflessioni contenute in questo suo libro, Massimo Borghesi non usa mezzi termini e scrive: “Sono più di due secoli che la cultura europea accarezza il male, lo blandisce, lo giustifica. Il negativo comunica vertigine, delirio di onnipotenza, emozioni inconfessabili; illumina di bagliori rossastri i sentieri proibiti, gli abissi della notte, le vette ghiacciate. Colora di sé il peculiare titanismo, il mito di Prometeo che, dal Romanticismo in avanti, attraversa la cultura europea”. Si tratta di un’immagine che mette i brividi, ma come dar torto a Borghesi? Come non convenire con lui quando afferma che una parte significativa della filosofia otto-novecentesca si è impegnata a elaborare una giustificazione razionale del male? E, ancora, come non essere d’accordo quando identifica nella dialettica hegeliana il tentativo più alto e pericoloso di costruire tale giustificazione? A invertire tale orientamento non è bastata neppure la fine dei totalitarismi, che hanno tragicamente caratterizzato il XX secolo, perché, in realtà, l’ideologia prometeico-panteistica tipica del Romanticismo non è mai uscita di scena. Dietro a questa costante presenza, oltre a quella di Hegel l’autore vede profilarsi anche la figura Nietzsche, il filosofo della volontà di potenza, non il pensatore “incolore ed edulcorato dei postmoderni”, ma “quello, ben più virulento, che si muove all’ombra della dialettica di amico-nemico di Carl Schmitt”. Tuttavia, Borghesi non ha dubbi che la vera minaccia sia costituita dall’hegelismo, perché da esso proviene la convinzione della necessità del male. In effetti, dal punto di vista di Hegel, il male risulta necessario affinché si affermi il bene, ma – argomenta Borghesi – “bene e male sono contraddittori, non poli opposti di una totalità. L’uno esclude l’altro… Il male non ‘serve’ al bene, ma inesorabilmente ‘si serve’ del bene, lo attrae a sé, lo snatura sino a renderlo irriconoscibile”. A questo riguardo, risultano illuminanti alcune riflessioni di Martin Heidegger che, nell’opera Sentieri interrotti, afferma che l’evento più tragico non è rappresentato dall’assenza di Dio, ma dal fatto che il nostro tempo è “diventato tanto povero da non poter riconoscere la mancanza di Dio come mancanza”. Conclude Borghesi: “La dialettica del negativo, contrariamente a quello che pensava Hegel, non perviene mai al positivo, Dio non è complice del diavolo, è Dio”. 

   

Massimo Borghesi
Il male necessario
Orthotes, 228 pp., 23 euro

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