una fogliata di libri - lettera da una piazza vuota
Una crepa addosso e tanta paura a Piazza Venezia
Il lockdown ha costretto l'Italia, e la Capitale, a fermarsi. Una città vuota, però, a volte lascia spazio a fantasticherie sul passato che, purtroppo, possono essere anche tremendamente attuali
Era aprile. A Termini i treni immobili. Nessuno a Piazza di Spagna. Un silenzio, che già da via Agonale sentivo lo scrosciare delle fontane di Navona.
Nel pieno del lockdown ero a Roma per raccontare la Capitale sbarrata ai lettori di Avvenire. Camminavo come in un sogno. Che angoscia, una città senza uomini. San Pietro senza code vocianti. Al Pantheon, silenzioso come mai lo avevo visto, avevo assolutamente bisogno di un caffè, ma, i bar tutti chiusi. A un ragazzo dell’Esercito di guardia chiesi a bassa voce – pareva strano violare quel silenzio – se sapeva dov’era un distributore automatico. “A destra, al primo incrocio”, sorrise – lieto di parlare con qualcuno. Per due volte mi fermarono i vigili. Mostravo il permesso del giornale, il tesserino dell’Ordine.
Roma senza nessuno, senza auto, senza rumore, senza turisti. Non è il sogno di molti? Quel vuoto, invece. Immaginavo nelle case i bambini inebetiti dai videogiochi, i vecchi soli. (Eppure era bella Roma, in quel mattino, in modo indescrivibile).
Ai Fori Imperiali una rom mendicava. Povera donna: mendicare in una città deserta. Tra gli archi e le colonne millenarie, nelle fessure tra le pietre fiorivano i primi papaveri.
Piazza Venezia mi sembrò immensa. Guardai la finestra del Duce. Nei libri di storia le foto in bianco e nero di una folla strabordante, esultante, il 10 giugno 1940. Ferma in quello spazio vuoto cercai di immaginare quell’eccitazione vogliosa e feroce. Facce di padri, madri, ragazzi, esultanti. Quale oppio li aveva ubriacati? Non capivo. In quella Roma irreale mi sembrò per un attimo quasi di vederli, esaltati, sudati, che osannavano il Duce.
Ma non c’era nessuno quel mattino, a Piazza Venezia. Me ne andai sollevata. Covid, una terribile cosa. Ma di guerra, almeno, a Roma non si sarebbe mai più parlato. Guerra, in Europa? Via, impensabile. Assurdo.
Tipica certezza di una ex baby boomer cresciuta a biscotti Plasmon. Ecco, oggi quella certezza di Piazza Venezia nel 2020 mi si è incrinata. Ho come una crepa, addosso. Penso ai figli, ai loro bambini, e ho paura.