UNA FOGLIATA DI LIBRI

Orso

Giorgia Mecca

La recensione del libro di Marian Engel edito da La nuova frontiera, 128 pp., 15,90 euro 

Alcuni popoli li venerano, i lapponi li considerano cani di Dio, bestie con il senno di dieci uomini. Lou degli orsi sa poco o niente, è un’archivista che vive in mezzo a documenti polverosi, negli ultimi tempi la vita le è scivolata un po’ dalle mani. Un giorno il suo direttore le propone di andare a fare un sopralluogo sull’isola di Cary, nel nord del Canada, per valutare il lascito del patrimonio di un colonnello. 

Lou accetta di partire senza pensarci, e appena abbandona la città ha la sensazione di aver varcato il suo personale Rubicone. “In città il mattino si può solo sopportare. Non esiste più l’alba e non esiste più il buio totale. Rimane soltanto lo stridere degli pneumatici”. L’isola è selvaggia e l’aria è fresca, un misto tra inquietudine ed eccitazione la fa risvegliare da un torpore che durava da anni. Homer, il suo vicino di casa, la informa che dietro la tenuta dove abiterà vive un orso. Lei accoglie la notizia con sorpresa, le sembra una buona notizia, dal sapore esotico ed elisabettiano. 

I due si incontrano subito, instaurano un rapporto fatto di cibo, lei gli dà da mangiare, lui non la aggredisce. Ogni tanto le si avvicina, Lou non vuole fargli sentire l’odore della paura, l’orso la spaventa e la attrae, non soltanto perché è l’unico vivente nel raggio di chilometri e di foreste. Pubblicato per la prima volta nel 1976, Orso fu un libro di cui discusse molto e che vinse il prestigioso riconoscimento canadese GgBooks. 

Un’umana solitaria e una bestia apparentemente feroce, la scrittrice Marian Engel ha scritto un romanzo sull’incontro tra due specie diverse, l’istinto animale e l’attrazione irrazionale. “Ho la strana sensazione di essere rinata”, scrisse in una lettera al suo direttore, chiedendogli di rimanere più tempo sull’isola. Improvvisamente si chiede che cosa abbia fatto in tutti gli anni precedenti: una vita che ora assomiglia alla sua assenza si può chiamare vita?

Dall’incontro con l’orso e con la sua natura selvaggia emerge una nuova Lou. E’ lei che va a cercare la bestia e non la bestia che si avvicina a lei solo quando è affamata. Fanno il bagno insieme nel lago, lei comincia ad accarezzarlo: “Aveva un pelo così folto da affondarci mezza mano. Si sentiva stranamente in pace a star lì, accanto a lui. Era come se l’oro, proprio come i libri, custodisse segreti di tante generazioni, ma non avesse alcun bisogno di rivelarli”. Il loro rapporto diventa intimo, l’animale le passa gli artigli sulla schiena, Homer un giorno li vede tuffarsi sul lago, le dice di fare attenzione, delle bestie è meglio non fidarsi troppo. Lou annuisce, non ha senso rivelargli il loro segreto, la sua solitudine che è diventata amore, una favola malinconica tra una donna con l’anima in cancrena e un animale selvaggio che decide di sdraiarsi al suo fianco e non le fa del male.  

 

Marian Engel
Orso
La nuova frontiera, 128 pp., 15,90 euro 

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