Le biblioteche non si scordano di te

Antonio Gurrado

Ho scoperto di essere entrato a far parte di una comunità che non mi ha dimenticato nei miei decenni di latenza, e che fiduciosa ha atteso tornassi all’ovile, bisognoso di un libro rimasto custodito per me. Moltiplicatelo per tutti gli iscritti che una rete bibliotecaria può avere e otterrete l’unica utopia che mai possa funzionare

La macchina del tempo esiste ed è custodita presso la Biblioteca Estense di Modena, dove sono andato qualche giorno fa poiché avevo urgenza di raffrontare l’esattezza di alcune citazioni da Rabelais alla nobilissima edizione Einaudi di Gargantua e Pantagruele (collana I Millenni, 880 pp., 85 euro€). Sapendo la trafila delle biblioteche d’ateneo – in vita mia ho dovuto firmare più moduli per prendere in consultazione un volume all’Università di Pavia che per comprare casa – mi sono presentato armato di pazienza e di ogni documento possibile, dalla carta d’identità alla tessera sanitaria, dall’abbonamento ai mezzi pubblici alla card Cuore rossonero, così che le operazioni di riconoscimento risultassero inequivoche. Con mia somma sorpresa, e quasi svenimento, l’addetta allo sportello mi ha invece notificato che non c’era bisogno di identificazione alcuna, risultando io già inserito nel loro database: perché una ventina o forse un milione di anni fa vivevo lì ed ero iscritto al sistema bibliotecario comunale, usufruendo allegramente della Biblioteca San Carlo per le mie letture filosofiche e dell’amena Biblioteca Delfini per quelle romanzesche. Con discrezione mi ha poi domandato se la mia professione fosse ancora di studente; mentre io, in sollucchero, pensavo a come quest’episodio dimostrasse non solo l’esistenza della macchina del tempo, ma anche la realizzazione della tanto vagheggiata repubblica delle lettere. Col mero desiderio di leggere qualche libro eoni or sono, infatti, ho scoperto di essere entrato a far parte di una comunità che non mi ha dimenticato nei miei decenni di latenza, e che fiduciosa ha atteso tornassi all’ovile, bisognoso di un libro rimasto custodito per me. Moltiplicatelo per tutti gli iscritti che una rete bibliotecaria può avere, per tutti i libri che aspettano pacifici il ritorno dei potenziali lettori, e otterrete non solo una trama borgesiana, ma anche l’unica utopia che mai possa funzionare. Capirete così anche la gioia dell’ottuagenario che, il giorno dopo, ho visto prendere in prestito un albo di Tex dalla Biblioteca Salaborsa nel bel mezzo di Bologna: non gli bastava essere felice del fumetto, lo era anche di non essere solo.
 

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