Una terra solitaria che ora ti pare salva. Una lettera da lontano

Marina Corradi

La Torre se ne sta forse da mille anni sugli scogli di Vignola. Pietre massicce, una scala tortuosa, fasci di luce dalle feritoie. Ma non c’è più nessun nemico da avvistare

È cambiato il vento stanotte, l’ho sentito: si è levato d’ improvviso dall’aria morta e ha preso a scuotere i lecci, giù in strada. All’alba sulla Gallura soffia un grecale teso. Il mare di un verde acerbo ne viene spinto in onde leggere e veloci, come di un fiume in piena. Alle undici il sole procede alto, regale, prossimo allo Zenit. Due giorni al Solstizio. E il grecale si fa bollente: a mezzogiorno arde l’estate. 

 
La Torre se ne sta forse da mille anni sugli scogli di Vignola. Pietre massicce, una scala tortuosa, fasci di luce dalle feritoie. Ma non c’è più nessun nemico da avvistare. Dentro, un’ombra da chiesa. Tacendo ti sembra di sentire scalpiccii di passi, risate, sonni grevi e grida improvvise di giovani scolte: da nord, un vascello. Guerrieri? Mercanti?

 
La vela bianca si avvicinava alla costa deserta. Soltanto rocce e mare, e magri pascoli. Tombe remote. Nulla da depredare. Forse talvolta l’invasore, deluso, se ne andava?

  
Benedetta nuda, spoglia Gallura. Già a trenta chilometri all’interno si perde il segnale Gps. Ti perdi fra colline deserte e boschi di querce. Cosa è cambiato qui da cent’anni? Solo questo nastro d’asfalto. All’orizzonte terre color oro. A una curva, un gregge. Ti fermi e devotamente aspetti che anche l’ultima pecora passi.  (A un’ora l’aeroporto di Olbia, a due ore, Milano. Incredibile, quanto in due ore si può andare lontano).

  
Gallura, appena oltre la costa, è stazzi silenziosi, piccoli paesi con le persiane serrate nell’ora della calura. A sera i vecchi siedono davanti a casa. Hanno novant’anni. Molti, mai andati via di qui. In una piazza tre bambini rincorrono un pallone: non arriva il web, si può soltanto giocare.

 
Arriva invece questo vento caldo: è l’estate che si insedia, padrona. Sul mare veleggiano le prime barche dei milanesi – trenta chilometri appena da qui.
E questa terra solitaria che una volta avresti detto abbandonata, ora ti pare salva. Terra salvata, con le impronte dei cinghiali nel fango, e alto nel cielo, quasi immobile, un falco.
 

Di più su questi argomenti: