Una fogliata di libri
La libertà e il diritto
La recensione del libro di Bruno Leoni (a cura di Carlo Lottieri) edito da Liberilibri, XCII-220 pp., 20 euro
La nuova edizione italiana di Freedom and the Law (1961) ha una traduzione rivista, un nuovo titolo e due nuove introduzioni. Carlo Lottieri, curatore e traduttore, ha infatti optato per La libertà e il diritto (la traduzione precedente era La libertà e la legge). La scelta segue una precisa impostazione: il precedente titolo enfatizzava l’antinomia dei concetti di “libertà” e di “legge”, quello attuale intende sottolineare come non ci possa essere libertà senza diritto. Per Leoni, critico radicale del normativismo kelseniano, la libertà individuale può essere difesa solo a partire da un ordine giuridico che non sia il frutto incessantemente modificato dai legislatori. Il diritto, afferma il fondatore della rivista Il Politico, non è il prodotto di una “fabbrica” delle norme. Piuttosto, si configura come quell’istituzione che nasce dall’interazione interindividuale: il diritto non è dunque imposto dall’alto dal legislatore, bensì emergente dal basso.
La prospettiva leoniana è tipicamente liberale. Contro l’idea invalsa al tempo – e anche oggi – che basti un ordinamento legalistico per avere una società libera, Leoni oppone una concezione della libertà più coerente. La libertà non è solo un concetto politico o economico, ma giuridico. Non è sufficiente equiparare la libertà, come sosteneva Montesquieu, col “diritto di fare tutto quello che le leggi permettono di fare”: infatti, come osservato da Benjamin Constant, “le leggi potrebbero proibire così tante cose da eliminare del tutto la libertà”. Leoni pensa allora a un altro modo di concepire il diritto, rispetto alla tradizione giuspositivistica di marca continentale: il diritto romano e la tradizione del common law inglese, osserva Lottieri, erano i suoi riferimenti.
In quello che è un libro non scritto, dal momento che si tratta di una raccolta di interventi orali (poi riveduti) che Leoni tenne negli Stati Uniti nel 1958, va menzionato il capitolo “Libertà e costrizione”. Leoni ricorda come nella tradizione politica occidentale libertà significhi molto semplicemente assenza di impedimento o di costrizione. In un mondo in cui, invece, libertà è divenuto sinonimo di altro da sé, la confusione impera e si smarrisce il suo più autentico valore. Non ci si può dunque stupire che ormai diritto significhi, pressappoco, ciò che il sovrano decide o paternalisticamente concede. Come scrive Raimondo Cubeddu nel suo saggio, Leoni ha dato vita a una rivitalizzazione del liberalismo italiano senza eguali nel Novecento.
Bruno Leoni (a cura di Carlo Lottieri)
La libertà e il diritto
Liberilibri, XCII-220 pp., 20 euro
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