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Una fogliata di libri - lettera da una straniera

Che buffo questo nostro Primo Mondo

Marina Corradi

Quando non si capisce più il mondo in cui ci si trova, la cosa migliore sarebbe andarsene. Partire per un luogo lontano, rottamarsi e abbandonare il ritmo ansante e frenetico della nostra quotidianità 

Verso corso Sempione il tram procede ansante nel traffico. Osservo, nel palazzo di fronte, le vetrate di un fitness club. Davanti a me una fila di cyclette è completamente occupata da uomini in canottiera che pedalano furiosamente – immobili. Sudano, le canottiere bagnate.
Ha qualcosa del contrappasso dantesco questa immagine di Milano in pausa pranzo. Pedalano, pedalano, lo sguardo perso nel vuoto, gli auricolari nelle orecchie, ma perché? mi domando. Verso dove? 
Fitness, fitness. Il Sollen della forma fisica. Nelle metropoli è un dovere. A un’ora da qui, in Monferrato, c’è bisogno di braccia per le vigne, ma non se ne trovano. C’è qualcosa di illogico in questo nostro Primo Mondo; oppure sono io che non capisco, sono un modello fuori produzione. O forse, ormai una straniera.

Tante davvero, le cose che non comprendo. Sabato, una coda chilometrica già dall’autostrada, ma dove vanno? A un outlet con 36 negozi. Già tre mi metterebbero in difficoltà. Tuttavia li vedo pazienti in attesa, i bambini nei seggiolini, tranquilli, ipnotizzati da un tablet. Altra faccenda misteriosa, il culto della cucina stellata. Se apri la tv la mattina, ovunque pentole, salse, sughi, mestoli. Pare non si possa più mangiare degli spaghetti aglio e olio. La pasta, bisogna farla strana. Farà soffrire il fegato, e anche la bilancia. Tanto, poi si va in palestra. Fitness. Pedalare, pedalare. Sudare. Quella fila di facce paonazze vista dal tram. Fossero obbligati, invocherebbero l’Onu. Avrei dovuto fare una foto: Milano, anni Venti del Terzo millennio. Quando non capisci più il mondo in cui sei, trovo che dovresti andartene. Lontano, in un luogo solitario – le Shetland per esempio, pura roccia e pecore. O, anche, ritirarti in un monastero.
Insomma, sgomberare. Rottamarsi. Per questo mi affascinano tanto le discariche milanesi? Vetro, legno, ingombranti, tutto ben diviso e ordinato. I tonfi dei vecchi materassi gettati nel cassone. Idea. Se ti avvolgessi dentro un vecchio tappeto, non se ne accorgerebbero nemmeno.  

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