Una fogliata di libri - Overbooking

Perché non funziona il Premio Strega alla maniera di Sanremo

Antonio Gurrado

C'è qualcosa che mi ha fatto cambiare canale dalla finale del premio letterario di quest'anno, e non è Geppi Cucciari

Anche quest’anno indiscussa vincitrice del Premio Strega è stata Geppi Cucciari, la cui presenza come conduttrice appare ormai (ai più) ineludibile e (a me) ingiustificabile. So tuttavia che oggi il male della critica letteraria – stigmatizzato anche da Paolo Repetti intervistato dal Corriere – è l’impressionismo, che fa dire di tutto “mi piace/non mi piace”, riducendo la cultura a lavagna solcata dalla riga che divide buoni e cattivi. Credo perciò di dover corroborare l’istintivo rigetto dovuto al caso che Geppi Cucciari non mi faccia ridere (farà pur ridere qualcuno) e sforzarmi di capire cos’altro, a livello strutturale e intrinseco, mi ha indotto a cambiare canale.
 

Credo sia dipeso dal fatto che Geppi Cucciari applichi alla conduzione dello Strega quello stesso impressionismo che le sto evitando, tradotto in idiosincratiche battute. Intende delineare a colpi di ironia un confine fra “ci piace” e “non ci piace”, che certo compatta una comunità colta di autori, editori, giornalisti in, telespettatori snob; però sortisce l’effetto dell’adolescente che, a margine di un gruppo, fa lo spiritoso per mostrarsi inserito. Temo che ciò dipenda dalla struttura stessa della conduzione, prevista come parte integrante dello Strega, per far coincidere l’evento-premio e la sua trasmissione.
 

Lo Strega ci viene mostrato come fosse Sanremo – benché senza un istituzionale Amadeus a sigillarne la serietà – quando invece andrebbe affrontato come una partita o la Via Crucis al Colosseo. Un evento cioè di cui la tv commenta ciò che accade come se Villa Giulia fosse un conchiuso acquario. È in fondo il segreto del successo della Correspondance littéraire di Grimm e del Journal dei fratelli Goncourt; il pubblico apprezzerebbe, come dimostra l’uscita di libri-retroscena come La polveriera dello stesso Stefano Petrocchi (Mondadori, 194 pp., 17 euro€) e Caccia allo Strega di Gianluigi Simonetti (nottetempo, 184 pp., 17 euro€). Si potrebbe magari ingaggiare, come seconda voce tecnica, un vecchio filibustiere dell’editoria o un autore avvelenato per essere stato escluso dalla cinquina. Allora sì che ci divertiremmo; con Geppi Cucciari esiliata, che so, al sabato in prima serata su Rai1.

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