Una fogliata di libri - overbooking
“L'amica geniale” vince. Tutto scontato
Elena Ferrante, col suo esistere e non esistere, plana esattamente sul confine incerto tra verità e intrattenimento: così il pubblico impazzisce. Poi, se esiste, è donna: unica caratteristica editoriale che consenta di sopravvivere
Non ha torto il New York Times nell’indicare L’amica geniale quale libro del secolo incipiente. Anzitutto, lo ha notato Franco Cordelli sul Corriere, per l’identificazione mistica fra “libro” e “romanzo”: due concetti fusi nella mente del pubblico, poiché annebbiato è il confine fra verità e intrattenimento. Alla prima chiediamo di sorprenderci, al secondo di dimostrarsi credibile; donde i memoriali camuffati sotto la dicitura “il romanzo di” e i romanzi che sgomitano a colpi di “la vera storia di”.
Elena Ferrante, col suo esistere e non esistere, plana esattamente su questo confine incerto e il pubblico impazzisce. Poi, se esiste, è donna: unica caratteristica editoriale che consenta di sopravvivere. Prendiamo l’Italia. Nell’ultima classifica GfK dei libri più venduti, le donne occupano tutto il podio della narrativa (Donatella Di Pietrantonio, Francesca Giannone e Milena Palminteri) e altre cinque posizioni sulle prime dieci. Ferme restando le ovvie differenze di qualità fra romanzi stupendi e altri illeggibili – e tralasciando il dato che confondere verità e intrattenimento induca un pubblico largamente femminile a prediligere firme femminili – credo che questo monopolio dipenda da una politica semplificata di commercio editoriale.
Nell’ultimo quarto di secolo, le autrici sono state divise in tre faldoni, che mi pregio di ribattezzare così: “io sono Malala”, per quelle che dimostrano impegno civile; “io sono malata”, per quelle che ostentano aspetti morbosi o lacrimevoli della psiche o del fisico; “io sono maiala”, per le ammiccanti o pruriginose, con o senza trilogia. La donna appartiene poi a una categoria vessata, un sud metaforico che spiega come mai molti successi femminili si radichino in ambientazioni meridionali (come L’amica geniale) o periferiche: al pubblico non piace far fatica, quindi trova rassicurante l’equazione. Convogliare tutti questi requisiti ha garantito a Elena Ferrante il romanzo del secolo. Un po’ come quando Anthony Burgess disse che per il bestseller perfetto ci volevano lusso, sesso, mistero e un tocco hard boiled, quindi poteva bastare un’unica frase: “Sono incinta, disse la duchessa. Chi cazzo sarà stato?”.