Una fogliata di libri
Setole
La recensione del libro di Hilary Tiscione edito da Polidoro, 288 pp., 16 euro
Agosto è un mese sospeso, il tempo si ferma in una pace sabbatica. L’estate si presenta come una figura frattale: ogni voluta, ogni spira, ogni segmento replica microfisicamente la struttura macroscopica di cui è parte; si percorrono infinite distanze per rimanere a ruotare attorno a un medesimo perno. E’ ciò che accade in Setole: la trama, rarefatta fino a scomparire, fin dalla sparizione di Al è intrappolata nella villa con piscina, dove il musicista viveva con la compagna Mira, la figlia Lena e il fedele Cino. Abbandonati improvvisamente dal compagno, padre, amico, i tre personaggi vagano leggeri negli spazi di questo ambiente esotico, appena infiltrato dalla presenza di alcuni operai indaffarati alla ristrutturazione della dependance. Il più giovane fra questi unici rappresentanti di un mondo esterno altrimenti lontano, Rocco, stringe un’amicizia piena di romantici sottintesi con Lena: i due sperimentano la vita adulta penetrandola con l’incandescenza dell’età giovanile, ma ne resteranno presto vittime. La vera vittima, tuttavia, è Mira, la compagna abbandonata e sofferente, incastrata nell’attesa disperante del ritorno di Al, incastrata nella invadente sua assenza. Cino, il factotum della villa, è l’unico a mettere in comunicazione le insondabili solitudini dei tre protagonisti: Cino mitiga le asprezze emotive di Mira, lima l’acerba spigolosità adolescenziale di Lena, seda gli ardori di Rocco; Cino fa tutto ciò di cui c’è bisogno perché la fragile tensione superficiale della bolla, dentro cui fluttuano tre bolle più piccole, non collassi esplodendo.
La leggera sospensione del romanzo è perfettamente tratteggiata da un linguaggio rotondo. La narrazione volteggia, sospinta da parole che accostano poeticamente semantiche altrimenti eterogenee. C’è un equilibrio eccezionalmente coerente nel romanzo di Tiscione: il tempo è astratto dalla vita produttiva dell’anno feriale; lo spazio è completamente isolato da un mondo esterno apparentemente non raggiungibile, se non da Al che lì si è rintanato per non fare più ritorno; i personaggi si accostano l’un l’altro in una estraneità reciproca che solo Cino riesce appena appena a lenire; la raffinata ricerca linguistica con cui questo affresco letterario è dipinto accompagna il lettore in una illusoria atarassia: il dolore dell’abbandono, la sofferenza della delusione, la paura del tradimento inquinano l’aria, e l’assenza di vento impedisce il riciclo delle sostanze emotive che vi galleggiano.
Hilary Tiscione
Setole
Polidoro, 288 pp., 16 euro
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