Lettere da una linea viola

Laggiù, il segno di un oltre

Marina Corradi

All'orizzonte la Corsica. Sotto ai piedi, una massiccia torre di guardia in Gallura

27 luglio, Gallura, verso mezzogiorno. Il mare, appena mosso da un fiato di brezza. Mare di cui non so dire il colore, tanto è cangiante dal turchese al verde, al blu profondo: tanto trasparente è quest’acqua, nella luce gloriosa di luglio. In realtà è questa luce secante che crea i colori e li dipana, nell’arco lento delle ore: il colore del mare dunque è oggettivamente inafferrabile. È per questo che sono come avida di quest’acqua cristallina, che vorrei berla, stringerla nelle mani?
 

Poi, sulla linea dell’orizzonte sta lei, la Corsica. Lei, mi suscita una silenziosa devozione. La linea viola e indaco che nella foschia del solleone si affievolisce e scompare: forse l’hai solo sognata. Ma ritorna, al tramonto, netta, tagliente – quasi crudele. Adesso, alle undici, già sta impallidendo. I pastori che un tempo, dagli stazzi fra le colline, la osservavano, la pensavano forse irreale: una terra che a tratti svanisce non può essere vera, terra feconda per gli uomini. E anche io guardo con soggezione la straniera. Evanescente eppure così chiara: segno di un oltre. Per questo si eclissa nelle ore degli ombrelloni spalancati, dei bambini che gridano, delle palle che rotolano? Sotto il sole allo zenit, lei scompare. Ma io lo, so che c’è sempre. E l’ho in mente di più, quando è invisibile. Come qualcuno che, nascosto, attende.
 

Che fare con la straniera? Ignorarla, distrarsi, chattare, fare finta di niente? Forse i più saggi erano gli antichi galluresi che costruirono questa massiccia Torre di guardia, a Vignola. A guardia del nemico, certo, del Saraceno, del predatore. Ma nelle interminabili ore del maestrale, o nell’estate torrida, quegli uomini non vegliavano in realtà un altro confine? Pensando alla madre, o a una donna andata via per sempre. E dove potevano andare le anime, se non in quell’indaco misterioso, così lontano, così vicino? “Laggiù ci troveremo ancora”, pensavano la sera le scolte della Torre. Audaci di quella speranza, di cui in verità abbiamo più bisogno dell’aria.

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