Una fogliata di libri
Chissà perché faccio sempre gli incubi
Mi sveglio da un sogno terribile: tornando a casa dall'Esselunga la trovo occupata da estranei, nello specifico una donna. Pensandoci di più, quella donna sembrava mia figlia, ma più vecchia. Che io abbia visto la mia casa nell’anno 2074?
Era l’ora di cena, ero in ritardo. L’auto lasciata in sosta vietata, due borse dell’Esselunga piene fra le mani, rovistavo nervosamente nella borsa senza trovare le chiavi di casa. Stanca, ho allungato un dito a premere sul citofono. Il portone si è aperto senza che nessuno mi chiedesse niente.
La penombra dell’atrio, le vetrate del cortile in stile primo Novecento. Il caro singulto del vecchio ascensore. Secondo piano, senza nemmeno pensarci. Sul pianerottolo ho spinto la maniglia con naturalezza, certa di trovare la porta aperta. Invece, era chiusa. Allora ho suonato: il ronzio basso del campanello, come di un vecchio calabrone. La porta si è aperta.
Davanti a me, una giovane donna mi guardava con sorpresa. Accanto aveva bambino biondo, su un piccolo monopattino. Poi dalla cucina se n’è affacciato un altro, più grande, e anche lui è rimasto fermo a osservarmi, meravigliato. Quei tre non sapevano chi io fossi. Eppure, quella era indubitabilmente casa mia. Sul tavolo dell’ingresso dormiva un grosso gatto rosso, che pure aveva spalancato gli occhi e mi fissava.
Paralizzata, non sapevo che fare, cosa dire. Che stava succedendo? Tornavo a casa, e la trovavo occupata da estranei: che mi guardavano come si guarda un’assoluta sconosciuta. Che gelo nel sangue. Poi, grazie a Dio, mi sono svegliata.
Chissà perché da tutta la vita faccio dei sogni terribili. Soltanto un incubo, via. Tuttavia, nel buio della camera, nel fondo della notte, ho cominciato a pensare. Quella ragazza aveva qualcosa di familiare. Somigliava a uno dei miei figli. Magari fra cinquant’anni in questa grande casa abiterà una nipote di un mio figlio. E solo vagamente saprà di una bisnonna Marina, che non ha conosciuto. Che io abbia visto la mia casa nell’anno 2074?
“Ciò che è stato è, ciò che sarà è già”, ho letto nell’Ecclesiaste. Tutto che vive, ancora e già, nell’eterno presente di Dio. Vertigine: come affacciarsi su un abisso. Tavor, dov’è il Tavor? Chissà perché faccio sempre questi spaventevoli sogni.
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