una fogliata di libri

Nessuno si farà attendere

Alessandro Mantovani

La recensione del libro di Christian Pastore edito da Neri Pozza, 224 pp., 18 euro

Quali forme avrà il mondo a venire? Come sarà fatto e come lo abiteremo? Sono domande che ricorrono spesso in tempi tanto complessi e ricchi di incognite come i nostri. La rivoluzione tecnologica ha investito il mondo penetrando in maniera capillare nelle vite di ognuno, affermando la nostra dipendenza e sudditanza nei suoi confronti e ponendoci davanti a interrogativi dalla non facile decodificazione. Così, gli scenari che incombono sul nostro futuro sono quantomai ambigui e spetta pertanto alle forme d’arte cimentarsi nell’elaborazione di visioni del futuro che siano in grado di rilevarne la complessità e mettere in guardia noi abitanti del presente.

La raccolta di racconti di Christian Pastore, autore alla sua terza prova narrativa, si inscrive in questo solco esplorativo, attraverso undici prospettive narrative sul futuro. Nodo centrale che amalgama tutte le storie di Pastore è il rapporto tra uomo e tecnologia; dal rapporto con l’intelligenza artificiale, a scenari postatomici o di robotica avveniristica, fino ad aspetti specifici quale la società dello spettacolo ipermedializzata, Pastore snocciola uno a uno i temi più complessi del nostro presente. Il risultato, al termine della lettura, è però ancora diverso. Se è vero infatti che quasi tutto ruota attorno a questa dimensione transumana, l’accento che Pastore calca è tuttavia rivolto alla disamina dell’animo umano, di cui emergono con sorprendete nettezza le angolazioni più sinistre. Meschinità, ingiustizie, ma anche perversioni e violenza dominano questi racconti facendo precipitare il lettore in un gorgo di nefandezze e crudeltà ed è proprio questo spaccato nero dell’animo umano che, una volta posto davanti al luccichio delle promesse tecnologiche, non può che vedere costantemente frustrata la sua promessa di salvezza.

Attraverso le storie raccolte in questo volume, Pastore sembra quindi non solamente effettuare una ricognizione di un mondo di là da venire, ma soprattutto ammonirci sulle speranze che nutriamo nei confronti della tecnica come mezzo di redenzione e promessa di un futuro radioso. L’universo narrativo creato dall’autore appare poi felicemente costruito su una dimensione schizofrenica e virtuale di mondi, realtà e situazioni, in tributo a una fantasia prolifica che da un lato risente delle influenze di altri mezzi narrativi come le serie televisive (una su tutte la celebre “Black mirror”), dall’altro rintraccia echi provenienti da esperienze surrealistiche di Tommaso Landolfi e Dino Buzzati. 

     

Christian Pastore
Nessuno si farà attendere
Neri Pozza, 224 pp., 18 euro

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