una fogliata di libri

Rupert Booke. Lo splendore delle ombre

Massimo Morasso

La recensione del libro di Paola Tonussi edito da Edizioni Ares, 280 pp., 24,80 euro

Nel moderno, gli scrittori leggendari sono pochi. Fra questi, nella mente di chi ama la poesia alberga Rupert Brooke (1887-1915), il bel poeta inglese dei “sonetti di guerra”, il “giovane apollo dalla capigliatura d’oro” che Winston Churchill, allora ministro e capo della Marina britannica, tre giorni dopo la sua morte, avvenuta in una nave-ospedale al largo dell’isola di Skyros il 22 aprile del 1915, definì sul Times “l’incarnazione della nobile gioventù britannica, devota alla patria e per lei pronta, anzi desiderosa, di morire”. Anche da qui, da questo formidabile medaglione di stato funzionale alla propaganda militarista (iperbolico esercizio di quella “vecchia” menzogna retorica che Wilfred Owen, due anni dopo, denuncerà nei versi di Dulce et decorum est) passa la via della costruzione di una leggenda della quale, evidentemente, il Regno Unito aveva bisogno in un momento di crisi.

Di Rupert Brooke sa tutto Paola Tonussi. Nelle 280 pagine della prima biografia italiana di questo autore-mito ancora da scoprire, la Tonussi compie un partecipe ma rigoroso atto di restituzione alla verità storica, poetica e filologica del personaggio Brooke. Che è stato suo malgrado, ci insegna la studiosa, il war poet per antonomasia, essendo quella del poeta-soldato soltanto l’ultima delle maschere che giocò a intrecciare sotto il suo aspetto di un’avvenenza quasi femminea.

Composto da un Prologo, ventidue capitoli e un epilogo, il tomo della Tonussi si lascia leggere come un romanzo. L’attacco ha slancio lirico e parte per così dire dalla fine, dal funerale di Brooke, la cerimonia che fungerà da “scena primaria” per la nascita del suo mito. A libro chiuso, si ha netta la percezione di aver ri-conosciuto per la prima volta, ben al di là dell’etichetta che da più di cent’anni tende a definirlo, un interessante talento critico e creativo che, se fosse vissuto, avrebbe dato della guerra una visione ben diversa da quella nella quale lo “inchiodano” i suoi versi peggiori. Di ciò, sono tracce inequivocabili alcuni degli ultimi frammenti ritrovati nel suo zaino.

Tutt’altro che mero poeta di guerra, Brooke rivistato dalla Tonussi ci si rivela nella sua brillante complessità d’intellettuale primonovecentesco, acuto studioso di Webster, Marlowe e soprattutto Donne, dal quale attinse la profondità di wit metafisico che ne percorre la produzione d’anteguerra. Un poeta in maschera, Roopert Broke, anche in senso stilistico, posto che lo stile del poeta è variato in pochi anni febbrili al variare delle sue personae sociali. Dandy, socialista ribellista, neoplatonico, languido versificatore dei mari del sud, nella sua breve vita Brooke si è sempre vestito di abiti diversi. Fino a indossare quello che gli alti circoli londinesi desideravano cucirgli addosso, e per il quale fino a oggi è stato ricordato.

   

Paola Tonussi
Rupert Booke. Lo splendore delle ombre
Edizioni Ares, 280 pp., 24,80 euro

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