Una fogliata di libri
Eravamo come fratelli
La recensione del libro di Daniel Schulz edito da Bottega Errante, 296 pp., 20 euro
Il romanzo Eravamo come fratelli di Daniel Schulz tradotto da Federico Scarpin per Bottega Errante, ci trascina nel 1989 quando il Muro di Berlino sta per cadere e la Ddr odora di smantellamento. Ma come tutti i momenti in precipizio la paura della fine e dell’inizio spingono a imprese irragionevoli come quella dei quattro bambini che discutono su come rubare una pistola e scatenare una guerra contro la Germania Ovest che non avverrà se non come conflitto interiore e rabbia. Qualche tempo dopo, come direbbe la didascalia di un film, la Germania Est implode nello smarrimento ideologico e sociale di chi prima aveva creduto nel sogno socialista. Ma le premesse diventano una profezia contraria.
Ci si arriva per tappe di resistenza: “Se avessimo ancora il nostro esercito e i carri armati, i Wessi non si azzarderebbero. Lo penso spesso, quando chiudono un’altra fabbrica, ma pensieri del genere li respingo sempre sul fondo della mia testa, immediatamente. Altrimenti mi intristisco troppo. È una vera fatica abituarsi all’Ovest”.
Mossi dall’inquietudine trasmessa da una scrittura esatta e sobria ma urticante, accompagniamo il giovane protagonista in una formazione al peggio tra cimeli del Terzo Reich, risse e antisemitismo. Il gesto, ripreso in copertina, di rasarsi i capelli a zero prelude in quell’abitudine – che l’autore ha riscontrato anche nella misura del reportage – di passare nel mondo rurale ex Ddr dal socialismo al neonazismo violento senza dover ritirare i dadi. Daniel Schulz, infatti, dimostra di maneggiare la materia, cosa che gli deriva dalla direzione della sezione “reportage e giornalismo investigativo” del quotidiano tedesco Tageszeitung e vanta i premi Deutscher Reporterpreis e Theodor-Wolff-Preis. Ecco che il dissidio tra Wessi e Ossi (nomignoli delle due parti tedesche pre e post unitarie) ci viene restituito senza fronzoli né distanza ma nella presa diretta di chi ha vissuto – da qui un po’ di autobiografia – quel passaggio del 1989 in Brandeburgo oltre ad averlo osservato poi nella provincia berlinese. Il romanzo sobrio ma poetico – a cui non manca una parte sentimentale specie nel racconto del personaggio di Mariam e della nonna Lisbeth – avanza dal 1989 per trienni salvo l’epilogo targato 2000. All’interno si succedono piccoli brevi episodi di poche pagine.
Alla fine, in Eravamo come fratelli di Daniel Schulz non c’è nessuna aria serena dell’Ovest e le vite in gioco non sono quelle degli altri nella piramide rovesciata di una caduta nell’abisso dell’infelicità a riprova che spesso i destini seguono strade spezzate nonostante il flusso apparentemente lineare della Storia. Il volume sarà presentato in anteprima a pordenonelegge domani alle ore 17.
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