Una fogliata di libri - lettera dall'ordine globale
Voler abdicare da se stessi, senza riuscirci
Quando accumuli troppi oggetti in casa, arriva un giorno in cui senti la necessità di disfartene. Ma non è possibile gettare via quello che porti dentro di te
Immagino che accada anche nelle case degli altri. Qui però la situazione è al limite. Ogni giorno entra roba: giornali, pacchi Amazon, posta. La spesa online scarica una mole di detersivi, sabbia dei gatti, cibo del cane. Continua a entrare roba: e la grande casa è piena in ogni angolo di oggetti assolutamente inutili. Ci sono, d’altronde, sempre cose più urgenti da fare: nipoti, figli, sciatiche. Inavvertita, la roba si accumula.
Ma una mattina, spesso quando si avvicina un temporale, un demone di impadronisce di me. Non l’ho deciso, è lui che si impone, è un Sollen, un imperioso dovere interiore. Io lo chiamo Ordine Globale.
Allora mi trasformo. Di colpo vedo i Quattroruote di sei mesi fa, i giocattoli rotti, i farmaci scaduti. E divento una furia: spazzo via tutto. I figli riconoscevano la mia metamorfosi: la mamma ha l’Ordine Globale, si avvertivano, e correvano a mettere in salvo quaderni, appunti, effetti personali.
L’Ordine Globale mi dà una strana soddisfazione interiore: è catarsi, è liberazione. Mi accanisco sull’inutile con passione. Caricatori di pc defunti, ombrelli rotti, rossetti consumati. Auguri di compleanni passati, e carta, carta: liste della spesa, biglietti aerei, buoni sconto scaduti, appunti già un po’ ingialliti.
Avanzo lentamente da una stanza all’altra sotto gli occhi perplessi dei gatti, inquieti nel vedermi così inarrestabile – un sentore d’allarme nelle pupille dorate.
Il marito si rifugia in studio tenendosi stretti pc, cellulare e il libro che sta leggendo. Io soppeso il libro, poi lo risparmio. Alla fine scarico in cortile cinque sacconi di spazzatura. Esausta rientro in casa: più leggera, ora, un vascello svuotato di zavorra.
Eppure, già un refolo una delusione. Di ben altro vorrei liberarmi: pensieri, dubbi, malinconie, bisogni fasulli di un vecchio Io ostinato. Ricordi, soprattutto, che scioccamente richiamano indietro.
“L’Io esiste perché possa abdicare”, ha scritto Clive Staples Lewis, quello di Cronache di Narnia. Ecco, io vorrei tanto abdicare da me, ma non ci riesco.