una fogliata di libri
Qui non c'è niente per te, ricordi?
La recensione del libro di Sarah Rose Etter edito da La Nuova Frontiera, 288 pp., 18,50 euro
C’è una ragazza di trentatré anni. C’è la Silicon Valley, la California del caro affitti e degli incendi. Ci sono le aziende tecnologiche multimilionarie, un lavoro che è un privilegio e tutte le fortune del mondo. E c’è un buco nero, in costante agguato, in espansione. E’ questo l’universo spaventosamente reale che Sarah Rose Etter porta nel suo ultimo romanzo Qui non c’è niente per te, ricordi?, edito da La Nuova Frontiera e tradotto da Lorenzo Medici.
Cassie è una giovane lavoratrice che fin da quando è bambina vive la vita insieme a un buco nero che si nutre delle sue emozioni, che si dilata o si restringe a seconda dell’umore e la osserva in attesa di avvolgerla. Dopo diversi lavori poco stimolanti nella sua città d’origine, Cassie si trasferisce dall’altra parte del paese, a San Francisco, per lavorare come responsabile creativa dell’ufficio marketing nel centro dell’innovazione tecnologica americana. Inizia così a fare i conti con la vita: “Quando sei giovane, tutti gli aspetti della vita ti sembrano enormi e monumentali. Da grande, li vedi per quello che sono in realtà: pezzetti di un gioco più vasto a cui non hai scelto di giocare”. Per reggere la partita, c’è la droga che Cassie assume alle 8 del mattino per essere produttiva, performante, diventando una finta-sé-stessa e confermando il motto del suo amministratore delegato: “Non fermarti mai. Lavora più sodo. Cresci più che puoi. Trascendi le tue paure. Lascia a casa i sentimenti. Conta solo il risultato”. Il cuore, invece, batte al ritmo serrato di un no. La narrazione segue Cassie nella quotidianità, tra il lavoro alienante, un amore impossibile e fallimentare, amicizie di convenienza e i suoi ricordi famigliari, dove un affetto e una grande complicità la legano al padre, mentre sua madre è come una vespa che la “punge” in continuazione. Anche San Francisco ha un suo ruolo nella narrazione: è la città degli opposti, dei ricchi e dei senzatetto, che trasforma le persone in tanti gusci vuoti. O meglio: svuotati. Tutti inizialmente mossi dalle migliori intenzioni e scrupoloso entusiasmo. In questa vita di estremi, il suo buco nero è sempre presente tra le pagine nelle sue diverse dimensioni, “come se fosse uno specchio capace di rivelarmi cosa sono davvero”. Un libro di una dolceamara bellezza e di una potenza spiazzante, dove tutto ciò che può accadere, accade. Attraverso queste pagine guardiamo negli occhi l’abisso e, senza troppo stupore, dentro troviamo noi stessi.
Sarah Rose Etter
Qui non c’è niente per te, ricordi?
La Nuova Frontiera, 288 pp., 18,50 euro
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