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La recensione del libro di Andrea Caterini edito da Editoriale Scientifica, 118 pp., 10 euro
Non esistono madeleine per ogni momento della vita. A volte devi tornare indietro nel tempo, fare quello che abbiamo compreso di poter fare solo a partire dal Novecento. In letteratura, arte che conserva la genialità della filosofia e la stupidità della carne, questo vuol dire letteralmente, fisicamente, spostarsi nei luoghi in cui sei stato. Andrea Caterini, in effetti, ha scritto un libro – apparentemente troppo – novecentesco, dove la storia è pochissima, quella dell’autore, di uno scrittore che torna nella palestra dove Caterini ha fatto boxe e dove ora si troverà ad allenare Maia, nome anche questo (forse involontariamente) filosofico, un termine di paragone tanto dell’illusione quanto della realtà (un velo, appunto). Sembra essere un libro scritto dall’autore per se stesso, una sorta di confessione dal ring, dove il ritmo, lo scambio tra i due atleti, crea più urgenza di qualsiasi pressione sotto giuramento. Caterini combatte, ma contro cosa? Apparentemente l’immagine può sembrare abusata, un rinculo dalla storia della letteratura che spacca la mandibola e la spalla del lettore forte. Non è così, poiché Caterini sul ring ci sale davvero. Si è ben oltre la metafora, il raggiro. Sparring partner è preparazione atletica per qualsiasi lettore, grazie anche alla perizia del preparatore-autore, che mette in tensione il numero di pagine, basso, e il numero di coordinate, alto.
E’ un libro che lavora sul montaggio, come l’oggetto editoriale che si ha tra le mani (in copertina un’opera di Furuya Korin incollata alla carta). Rinuncia a molto, pressoché a tutta la letteratura precedente al ventesimo secolo. E negli spazi vuoti lasciati dalla composizione si inserisce la lotta: “Solo tra le corde riusciva a vivere il suo nulla”, dice Maia. Ma cos’è quel nulla se non il vuoto, la “stagnazione”? “Ti accorgevi fosse in realtà il dolore che occorreva vivere, abitare, e la solitudine che avevi provato, quel senso di isolamento, di estraneità da te stesso”. Attraverso un percorso in dieci round, Caterini intreccia la sua storia alla storia di una sconfitta con cui il soggetto deve pacificarsi. La sconfitta possibile sul ring, cioè nella vita, la possibilità di spaurire se stessi di fronte all’inconciliabilità, a volte, delle aspirazioni e della realtà.
Caterini cerca così la salvezza annunciata in quarta di copertina in un passaggio di testimone che nessuno si aspetta e che è pur sempre implicito nel ruolo del mentore. Ma Caterini cos’ha da insegnare? Non la vittoria, né la caparbietà (attributo che Maia possiede di natura). Bensì la perseveranza. Continuare a vivere.
Andrea Caterini
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Editoriale Scientifica, 118 pp., 10 euro
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