Il dio dei boschi
La recensione del libro di Liz Moore, NN Editore, 544 pp., 22 euro
"Riflettei sulla rapidità con cui, in terre selvagge, al pericolo può seguire la bellezza, e l’uno diventa parte dell’altra". La commistione emotiva, l’alternarsi tra poli opposti di speranza e inquietudine è uno dei tratti caratteristici dell’esperienza di chi passa l’estate al Camp Emerson, un campeggio negli Adirondack di proprietà di una ricca famiglia newyorchese – i Van Laar – che dominano con la loro abitazione (soprannominata Self- Reliance) la spianata dove sono incastonate le varie casupole di legno. Qui però è avvenuta una sparizione. Siamo nel 1975 e a scomparire nel nulla è Barbara, tredicenne matura, ribelle e anticonformista, figlia dei Van Laar. Anzi: ultima figlia rimasta. Si, poiché anni prima suo fratello minore Bear era anche lui scomparso all’età di otto anni e mai più ritrovato.
La mobilitazione per ritrovare Barbara è immediata e raccontata da più punti di vista, che affondano nel passato della ragazzina e nei suoi legami famigliari così come nelle amicizie presenti che aveva stretto al campo. Una fra tutte è quella con Tracy, la sua compagna di cabina, di estrazione sociale ben diversa dalla sua e che si trova lì perché i suoi genitori hanno divorziato e lei è stata parcheggiata al campeggio per volere della nuova compagna di suo padre. Tracy si lega a Barbara perché da lei si sente accettata, perché ragiona come una ragazzina più grande e la sua vena anticonformista le permette di essere inclusiva e senza pregiudizi.
Altri personaggi costellano la vita del campo quando Barbara sparisce; ci sono le coordinatrici tra cui Louise che, la notte della sparizione, invece di vegliare sulle ragazze era fuori a un falò clandestino con un figlioccio della famiglia Van Laar. Ci sono le altre ragazze del campeggio che sembrano quasi distaccate rispetto a quanto accaduto. E c’è il passato enorme della famiglia di Barbara, incarnato da sua madre Alice, ormai ridotta allo spettro di sé stessa e dipendente dai sedativi, che ha abdicato al suo ruolo materno da quando ha perso Bear. Tutto il mondo ultra benestante dei Van Laar, fatto di cene eleganti con gente facoltosa, avrà un ruolo nella scomparsa di Barbara e celerà segreti difficili da confessare che pian piano verranno a galla.
Liz Moore, con scrittura matura e coinvolgente, tiene i fili di una storia in equilibrio tra il dramma famigliare e il thriller, tratteggia personaggi solidi che mostrano le loro pieghe più chiaroscurali, rivelando come il bosco possa nascondere paure e insidie. Ma, nel suo celare l’ignoto, a volte riserva delle verità inattese. (Gaia Montanaro)
Il dio dei boschi
Liz Moore
NN Editore, 544 pp., 22 euro