una fogliata di libri

Le disavventure di Pat Hobby

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Francis Scott Fitzgerald edito da Mondadori, 180 pp., 18 euro

Tradotto da Marco Rossari ecco per Mondadori, in una veste nuova di zecca, Le disavventure di Pat Hobby, opera sarcastica e crepuscolare di Francis Scott Fitzgerald, che raccoglie al suo interno le disavventure di uno sceneggiatore fallito a Hollywood alla fine degli anni Trenta. “Pat aveva quarantanove anni. Faceva lo sceneggiatore, sebbene di sceneggiature ne avesse scritte pochine, anzi nemmeno aveva letto tutti i soggetti originali su cui aveva lavorato, perché leggere troppo gli faceva venire un gran mal di testa”. E’ questo il tenore di tutte le diciassette storie raccontate da Fitzgerald al centro delle quali Pat Hobby, “con gli occhi perennemente arrossati e un sentore di whisky nell’alito”, si barcamena, gironzolando fra gli studios californiani cercando di sopravvivere, alla ricerca di qualche ingaggio, mentre affoga tra debiti e conti da pagare. “Pat aveva toccato il fondo. Un’espressione fin troppo minacciosa per descrivere una situazione alquanto comune nel corso della sua esistenza. Era una vecchia gloria del cinema: un tempo aveva vissuto come un nababbo, ma negli ultimi dieci anni tenere un lavoro era stato più difficile che tenere un bicchiere”. Siamo negli anni in cui il cinema muto è appena morto e un nuovo mondo, creato dall’avvento del sonoro, si sta affermando nella fiorente industria cinematografica. Luogo nel quale trovare un posto per  gente come Pat Hobby è sempre più difficile, perché come lui stesso ama ripetere spesso e volentieri,  “quella non è mica arte, è un’industria”. 

 

Pubblicati da Esquire nel 1941 ma scritti da Fitzgerald tra il 1939 e il 1940, (non a caso gli stessi anni in cui lavorava per gli Universal Studios), i racconti che compongono Le disavventure di Pat Hobby, in un mix irresistibile di humor e malinconia, parlano esattamente della sua giovinezza, del conseguente declino e “dei bei tempi andati” che non faranno più ritorno. Lontani, anche dal punto di vista stilistico, appaiono i fasti di Gatsby. Fitzgerald racconta qui una storia, ora comica, ora terribilmente triste, di un perdente qualunque. Un uomo sull’orlo di una crisi di nervi che, allo stesso modo di un vecchio pugile suonato che si ostina a non voler abbandonare il ring, cerca di resistere in tutti i modi ad una Hollywood che non lo vuole più. Considerata dalla critica un’opera minore tra quelle dello scrittore americano, è invece utile riscoprirla oggi per quanto risulti fin troppo attuale e sorprendentemente in linea con i tempi che stiamo vivendo. Chicca.

     

Francis Scott Fitzgerald 
Le disavventure di Pat Hobby
Mondadori, 180 pp., 18 euro

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