una fogliata di libri
Meccanica di un addio
La recensione del libro di Carlo Calabrò edito da Marsilio, 224 pp., 16 euro
È stato nella cinquina in lizza al Premio Scerbanenco questo thriller avventuroso dal vago sapore salgariano edito da Marsilo e intitolato Meccanica di un addio. Romanzo d’esordio del bioingegnere Carlo Calabrò, oggi imprenditore di stanza a New York, racconta le vicende di Florian Kaufmann, un ingegnere svizzero trapiantato in Brasile che sogna di portare avanti contro tutto e tutti la propria impresa ecosostenibile. “Il mondo fa schifo ed è sbagliato, e per aggiustarlo ci vuole uno come Kaufmann, per dimostrare che è possibile l’impossibile: fare impresa, (e soldi), onestamente, in Brasile, valorizzando legnami ma allo stesso tempo proteggendo la foresta”. Siamo nel minuscolo villaggio di Araxà do Oeste, nel bel mezzo del nulla della giungla amazzonica, e fin da subito ci rendiamo conto che Kaufmann sarà costretto a scontrarsi con una realtà molto diversa da quella che aveva immaginato. “Questo non è un paese per principianti”, gli avevano detto, ma lui noncurante e piuttosto offeso era andato avanti per la propria strada, ignorando la moralità alquanto labile dei suoi diretti concorrenti e l’indifferenza generale nei confronti della sostenibilità alla quale lui teneva tanto. Nel frattempo, intorno, la giungla andava in fiamme, i potenti signori della droga boliviani iniziavano a storcere il naso e, come se non bastasse, saltava fuori perfino un cadavere, morto bruciato nella sua segheria, a complicare maggiormente le cose. “Un ingegnere che sbaglia a calcolare un margine può mettere in gioco una vita, ripeteva il professore di meccanica razionale all’università. Florian non aveva mai pensato che potesse essere la sua”. L’ingegnere si trasformerà così in detective, per salvare la pelle e provare a mettere ordine, in un caos popolato da poliziotti incapaci, assicuratori fin troppo zelanti e criminali senza scrupoli. Affresco fin troppo realistico della società brasiliana di oggi e degli imprenditori che cercano fortuna all’estero, Meccanica di un addio racconta anche di un’umanità predatrice, che distrugge l’ambiente che la circonda e, creando la propria ricchezza sulla speculazione, alimenta come nulla fosse narcotraffico, corruzione e malaffare. Un mondo che Calabrò conosce bene, avendo vissuto parecchio tempo a San Paolo e che in questo romanzo racconta con il passo del reportage narrativo meglio di un qualsiasi documentario sulla questione sarebbe riuscito a fare. “Deus è brasileiro, dicono i locali, per vantarsi di tanta bellezza naturale. Sarà pure onnipotente, pensava l’ingegnere, ma che sciatteria”.
Carlo Calabrò
Meccanica di un addio
Marsilio, 224 pp., 16 euro
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