Il dio del fuoco ​​​​​​

Giulia Ciarapica

La recensione del libro di Paola Mastrocola, Einaudi, 232 pp., 19 euro

Uno dei romanzi più toccanti e ben congegnati dell’anno che volge al termine è Il dio del fuoco di Paola Mastrocola, che nella prima parte regala queste parole: “Io non sono nato. Sono caduto”. Uso il verbo regala perché l’operazione di Mastrocola, autrice di lungo corso e dalla penna felice, è offrire un racconto antichissimo attraverso cui il lettore contemporaneo può rivedersi senza indugi. Regala a noi un pezzo di noi, uno specchio e una coscienza nuovi nonostante siano, sotto la patina lucida e senza buchi, logorati dal Tempo e dalle Illusioni che abbiamo distrutto nel cammino.


La storia di Efesto, il dio che non sa di esserlo e che viene gettato nel vuoto appena nato, poiché debole e deforme, da sua madre Era – la regina del cielo e anche la donna che lascerà precipitare suo figlio per nove giorni e nove notti, finché il corpo del bambino non si adagerà sul fondo del mare, salvato poi dalle ninfe Teti ed Eurinome – è una storia tanto remota quanto recente. E’ la storia di molti, è la storia della notte dei tempi. Efesto parte da qui, dalla consapevolezza della caduta, peggio, del rifiuto materno che segnerà inevitabilmente il suo destino.


Da questo destino, che appartiene tanto al divino quanto all’umano, prende avvio un romanzo che è una grande ricerca. Efesto inizia subito a cercarsi, vuole scoprire il suo posto nel mondo e deve partire dagli abissi – il luogo in cui le ninfe lo cresceranno – privo di una vera coscienza di sé e delle proprie capacità. Ma lui capisce in fretta che “il mare ha una profondità, e che la profondità è una strada che si può percorrere”, solo così può risalire il destino avverso ed entrare nel monte Olimpo.


In questo percorso si parte e si arriva al medesimo obiettivo – che è l’origine, la Madre. Ma quel che conta è ciò che accade nel mezzo, perché il ponte fra il rifiuto e la scoperta del sé è la vendetta, che a sua volta diventa chiusura di un cerchio aperto nel momento della confessione. Mastrocola, dopotutto, costruisce un romanzo anche sul grande tema della Verità, quella che Teti a un certo punto dirà a Efesto. Che cos’è la verità? A cosa ci serve? Quanto ci forma, e quanto e come ci trasforma?


Dalla verità alla vendetta il passo è obbligato, perché gli antichi sapevano qual era il modo di ristabilire l’equilibrio e rispondere all’ordine morale delle cose. Ma cos’è questo, illuminato dalla luce della psicanalisi e della realtà contemporanea, se non il racconto mitologico della rinascita di una creatura a cui è stato negato non solo l’amore primigenio, ma anche il diritto a essere qualcuno?

 
Per questo, una Paola Mastrocola al suo meglio ci dona un romanzo impeccabile e intimo, letterario e intenso, che appartiene a ognuno di noi. 

  

Il dio del fuoco
Paola Mastrocola
Einaudi, 232 pp., 19 euro