Le mani di mio padre

Enrico Paventi

La recensione del libro di Irina Scerbakova, Mimesis, 480 pp., 26 euro

Tradotta e curata da Stefano Vastano, che ha inoltre provveduto ad arricchire il testo italiano di un’estesa e lucida Prefazione, questa opera della germanista e storica Irina Scherbakova (1949) – cofondatrice dell’associazione Memorial nonché vincitrice nel 2022 del Nobel per la pace –, costituisce un contributo di indubbio interesse, dal momento che costei vi ha intrecciato le vicende prima dell’Unione sovietica, e poi della Russia, con quelle della propria famiglia. Va anzitutto posto in rilievo infatti come, prendendo le mosse dai ricordi della bisnonna, l’autrice ripercorra un intero secolo di storia, dall’autocrazia zarista alla rivoluzione bolscevica, dal terrore staliniano alla “grande guerra patriottica”, dalle campagne antisemite all’epoca di Krusciov, Breznev e Gorbaciov fino alle guerre intraprese da Putin: un lungo torno di tempo che viene rivisitato in maniera tanto personale quanto approfondita.


Nell’ambito della narrazione, un ruolo centrale è rivestito dal punto di vista degli Scherbakov, una famiglia ucraina di origine ebraica che per oltre due decenni, dal 1924 al 1945, ha vissuto in due stanze del celebre hotel Lux, l’albergo situato nelle immediate vicinanze del Cremlino nel quale hanno alloggiato i segretari dei partiti comunisti di tutto il mondo, lì riuniti in virtù della loro fede nella rivoluzione mondiale che il Comintern avrebbe dovuto dirigere. Le numerose fotografie che corredano le pagine del libro ci aiutano a conoscere meglio i componenti delle diverse generazioni della famiglia. Il che vale, ovviamente, anche per il padre dell’autrice le cui mani, devastate dalle ferite riportate in guerra e prive di alcune dita, stanno forse a evocare gli innumerevoli mutilati, storpi, invalidi senza gambe che popolavano le città sovietiche negli anni successivi alla conclusione del conflitto e che in seguito, un po’ alla volta, sarebbero scomparsi: relegati negli ospizi o trasportati in alcune regioni remote dell’Urss. 
Ci troviamo dunque di fronte a un racconto che si dispiega attraverso vicende suggestive e spaventose: quelle che, avendo origine dall’osmosi tra storie e Storia, si sono svolte e sono state narrate nell’arco dell’intero XX secolo. Un periodo ricco di rivolgimenti, di speranze e tragedie, di catastrofi e rinascite, al quale Irina Scherbakova ridà vita grazie alla vivacità e alla scorrevolezza della sua prosa, alla ricchezza del lessico, alla capacità di variare i registri espressivi, al plurilinguismo, all’alternanza dei piani temporali. Tutti elementi che contribuiscono a fare di Le mani di mio padre un’opera tanto pregevole quanto avvincente, meritevole dunque di grande attenzione.

            

Le mani di mio padre
Irina Scerbakova
Mimesis, 480 pp., 26 euro