una fogliata di libri
La vita contro
La recensione del libro di Rita Ragonese edito da Fazi, 288 pp., 18 euro
La rivoluzione di sé avviene in un incontro. E’ in quell’attimo, o meglio in quell’itinerario che da lì prende le mosse, che l’uomo conosce chi è. Lo scoprono – anche se faticano ad ammetterlo – Angela e Umberto, due vite apparentemente segnate. Trafitte dall’assenza di quell’altro che, quasi sempre, è il corresponsabile della definizione dei propri orizzonti.
Lei, poco più di vent’anni, è appena uscita dal carcere veneziano della Giudecca dopo essere diventata suo malgrado ingranaggio di un oliato meccanismo criminale, invischiata in attività di sfruttamento della prostituzione e traffico di droga ordite dalla famiglia adottiva del compagno, Florian, tipico esempio di ragazzo senza arte né parte. Angela vive solo per riavere il figlio, Martin, strappatole dalla giustizia e affidato ai nonni. Proprio quel nucleo da cui è uscita per sfuggire a un pater autoritario, ingabbiato in una religiosità ipocrita che non conosce Cristo e la bellezza della sua misericordia. E perciò non sa essere padre. Umberto è un uomo alle soglie della pensione, cresciuto in un esperimento di aggregato popolare affacciato sulla laguna (il Cep), che si è autoimposto con certosina durezza una solitudine esasperata e annegata nell’alcol. La sua colpa? Una tragedia involontaria, ma da lui propiziata, che ha finito per disintegrare l’adorata famiglia e allontanare per sempre moglie e figlio. Si conoscono al banco della macelleria di un supermercato di Mestre, dove Angela deve svolgere un percorso di abilitazione professionale procuratole dai servizi sociali, che sopporta di malavoglia, e dove Umberto tira a campare gli ultimi mesi prima del congedo.
E’ sullo sfondo di una Venezia spettrale e grigia che si svolge la storia di queste due anime marginali e distanti, che finiscono per incrociarsi, e guarirsi, a un attimo dal precipizio. Una storia che ha per fulcro la relazione con la paternità, e che Rita Ragonese, oggi assistente sociale in Veneto alla sua prima bella opera narrativa, esprime con autenticità e senza retorica. Una relazione determinante, nella quale – anche grazie alle “autocoscienze” dei due: rispettivamente Grace, compagna di stanza di Angela, e la coppia Oreste e Giusi, osti vicini di casa di Umberto – l’uno ritrova la figlia che non ha potuto crescere, e in qualche modo si redime; l’altra fa esperienza di quell’autorità (per quanto acciaccata) che la spinge a maturare e l’aiuta non a farsi venire “la vita contro”, ma ad andare incontro alla vita. Perché la salvezza è scoprire – insieme – che “impacchettato nel quotidiano, noi trasportiamo senso”, come dice la figura più luminosa del libro, don Bressanello. E l’unico passaporto per la felicità “non è fantasticare la vita”, ma “esserci, nelle cose”.
Rita Ragonese
La vita contro
Fazi, 288 pp., 18 euro
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