UNA FOGLIATA DI LIBRI
Carlo d'Asburgo e il coraggio della pace nella Grande guerra
Roberto Coaloa e Marco Eugenio Brusutti edito da Gaspari, 512 pp., 24,50 euro
Il 21 novembre 1916 il vecchio imperatore Francesco Giuseppe muore, all’età di ottantasei anni. Il 30 dicembre viene incoronato il successore, Carlo, la cui salita al trono è il risultato di una serie quasi incredibile di morti dei cinque Asburgo che lo precedevano nella linea di successione. Carlo non ha ancora trent’anni, ma ha le idee molto chiare: come già Francesco Ferdinando, la vittima di Sarajevo, vuole trasformare la Duplice Monarchia in “una unione di democrazie nazionali, in cui i tedeschi e gli slavi siano messi sullo stesso piede di parità”.
Solo che intanto l’Austria è in guerra, per cui il problema più urgente è la pace. E infatti già il 25 novembre Carlo lancia un appello accorato: “Voglio far tutto per bandire, nel più breve tempo possibile, gli orrori e i sacrifici della guerra e rendere ai miei popoli le benedizioni scomparse della pace”. Ai proclami seguono i fatti: Carlo dà il benservito al capo di Stato maggiore e al comandante dell’esercito, sostenitori della guerra a oltranza, e avvia contatti con la Francia e l’Inghilterra, aggirando il suo ministro degli Esteri Ottokar Czernin e utilizzando le sue relazioni personali, per cercare una pace separata che stacchi l’Impero dall’alleanza con Germania (che lui non ha mai amato, mentre invece ammira la Francia). Ma Londra e Parigi hanno ormai deciso che la guerra va condotta fino alla distruzione dell’avversario: non solo le offerte vengono respinte, ma il primo ministro francese George Clemenceau, con l’appoggio dell’offeso Czernin, fa passare l’imperatore per un subdolo doppiogiochista. Finita la guerra, dopo un paio di maldestri tentativi di recuperare il trono di Ungheria, Carlo morirà in esilio, a Madera, a trentasette anni, senza nemmeno i soldi per pagarsi un medico che lo curi dalla polmonite che lo porta alla tomba.
Sotto il fuoco incrociato delle propagande avverse dei nemici esterni – in primis gli italiani – e dei nazionalisti interni, la storia ha tramandato dell’ultimo imperatore un’immagine sostanzialmente negativa. Gli autori di questo testo sono invece suoi espliciti ammiratori, e ne offrono un ritratto assai più positivo, suffragato peraltro da una mole imponente di documenti. Il testo però risente della foga della passione con cui è scritto, e non di rado divaga mescolando tempi e luoghi disparati; tuttavia la riscoperta della statura di un personaggio spesso ingiustamente denigrato ripaga dello sforzo di una lettura non sempre agevole.
Roberto Coaloa e Marco Eugenio Brusutti
Carlo d’Asburgo e il coraggio della pace nella Grande guerra
Gaspari, 512 pp., 24,50 euro
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