Una fogliata di libri
Acqua chiusa
La recensione del libro di Dario Voltolini edito da Oligo, 52 pp., 13 euro
"E così tutto cade”. Inizia così a parlare il libro di Dario Voltolini e questo precipizio ci terrà in una suspense fisica e del ricordo per tutte le pagine di questo breve racconto. Un grappolo di vie in un quartiere (“Anche di giorno, deserte. Sebbene trafficate, deserte”) dove un tempo c’era una enorme fabbrica della Michelin e ora un centro commerciale mentre sotto, “inabissata”, scorre l’acqua da cui il titolo. Siamo a Torino e la storia di questo luogo ha la voce di un autore di brillante estro linguistico sin dagli esordi e finalista al Premio Strega 2024. Come scrive nella prefazione Alice Pisu, “Voltolini indaga il corpo, scandaglia la dimensione fisica di un luogo prosciugato, in bilico tra realtà e mito, per coglierne lo spirito e comporre una personale geografia dell’immaginario”. Come se fosse una formula concorde, Voltolini aveva scritto già libri sulla periferia della mente e del racconto e qui ritorna a quella “intuizione metropolitana” come intitolava il suo bellissimo esordio narrativo. Anni fa, infatti, per restare ai luoghi, era uscito un suo volumetto, dal titolo I confini di Torino, che prometteva e manteneva una cartografia interiore di una vastità di luoghi liminali ricostruendo le zone periferiche della città. Qui osserviamo un palazzo, edificato per la residenzialità di chi in quella fabbrica ci lavorava, che sussiste ancora intatto anche se le macerie incombono ovunque nella percezione dell’obsolescenza urbanistica e tutto sta in procinto di abbattimento mentre “una dura solitudine maschile permea la zona”.
Acqua chiusa è un viaggio anche in un privato che emerge fantasmatico. Un padre che si fa le sigarette con un macchinino, una madre che mette al centro di una tavola la polenta. Eppure, tutto cade o è caduto per quelle vie sghembe facendo venire meno la rete che tutto teneva per sostituirla con una che non tiene legami ed equilibri. “La casa c’è ancora, il motivo per cui è stata edificata è invece stato spazzato via: la grande fabbrica ha lasciato un cratere in cui si accumulano una finta piazza, un supermercato e negozi e bar di quelli con i piattini per pranzo”. Una crisi urbanistica è sempre una crisi umana e viceversa, questo non detto rende il volumetto un testo persino civile.
Una nota editoriale. Il libro di Voltolini è ospitato da una nuovissima collana della Oligo pensata con originalità da Marino Magliani che la dirige, ben curata tipograficamente e punteggiata in maniera originale dai disegni dell’autore del singolo volumetto.
Dario Voltolini
Acqua chiusa
Oligo, 52 pp., 13 euro