(Ansa)

Una fogliata di libri - lettera da un miraggio

Quel che ti dice una vecchia montagna

Marina Corradi

"Ciao, voi gente di passaggio", il Monte Rosa sempre immobile, lì prima dei barbari invasori, delle città fortificate, quando quelle pianure si insaguinavano nelle battaglie del Risorgimento, a guardare la gente di passaggio

A26, da Genova a Gravellona Toce, poco a sud di Vercelli. Sull’autostrada deserta quella massa all’orizzonte è una nuvola? Potrebbe: l’onda d’avanguardia di una maestosa perturbazione. Invece è il Rosa, come un miraggio nella luce del primo mattino. Lontano eppure vicino. Nevi candide sotto a cime orgogliose: 4.634 metti, baluardo a proteggere dai venti del nord la grande pianura di risaie.
L’A26 è diritta, non c’è nessuno. Lo sguardo mi torna su quella mole. Mi pare dica qualcosa. Sì: stando in silenzio, stando attenti, il Rosa sillaba, con accento leggermente straniero: “Ciao, voi gente di passaggio”. 


“Di passaggio – continua – non perché passiate in questo momento. Di passaggio perché voi tutti passate, e io rimango. Io rimango sempre. C’ero prima dei barbari invasori, prima delle città fortificate, prima che i monaci innalzassero i monasteri. C’ero, quando qui era brughiera selvaggia di cinghiali. E quando queste pianure si insanguinavano nelle battaglie del Risorgimento, di cui voi nemmeno più sapete la ragione, c’ero: e so quanti fanti ancora dormono sotto quella terra. Voi passate a 150 all’ora, e vi credete importanti. Ma siete solo gente di passaggio: non lo dico con cattiveria. Voi andate. Io resto”.
Può disturbare, che una montagna ti dica in faccia certe cose. Da bambina ritenevo le Dolomiti infinitamente vecchie, buone sorelle impietrite, per un incanto, sopra alla mia valle. A vent’anni, salendo come un cerbiatto per i sentieri, l’idea che non sarei stata giovane per sempre era assurda. A cinquanta ho cominciato a capire. Ora capisco appieno, Monte Rosa, cosa mi vuoi dire.


E in fondo non ne sono scontenta. Vivere affatica, e poi ogni giorno parole nuove, acronimi sconosciuti, AI invasiva. E sempre, lontano e vicino, tutto questo dolore. Sono abbastanza stanca ormai, per accettare d’ essere una di passaggio. Sono andata solo una volta in cima al Rosa, da ragazza, al rifugio Punta Jolanda. Stavo come sul trono di una regina.  Lassù, oggi, giovani regine sorridono ignare.

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