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Trump e le rivoluzioni millenariste
Fra i sei tipi di rivoluzione individuati da Chalmers Johnson, a coincidere maggiormente con il tycoon c'è quella in cui un messia vivente si fa carico di realizzare un’utopia purificatrice. Ma la storia insegna che certi esperimenti finiscono male
In Italia Chalmers Johnson è noto soprattutto per le proprie analisi poco ottimistiche sugli Stati Uniti, già lugubri dopo l’11 settembre e oggi, all’alba dell’età dell’oro trumpiana, a maggior ragione indovinate: Gli ultimi giorni dell’impero americano, Le lacrime dell’Impero, Nemesi. La fine dell’America, tutti pubblicati da Garzanti venticinque, venti e quindici anni fa. Johnson è morto nel 2010 ma mi sono persuaso che, per comprendere appieno ciò a cui stiamo assistendo oltreoceano, convenga risalire a un aureo saggetto che aveva pubblicato a Stanford nel 1964, quando un Trump appena diciottenne ponderava se proseguire con la carriera militare, diventare uno showman o studiare economia politica (per certi versi, è riuscito a fare tutto). In Revolution and the social system, Johnson distingue sei tipi di rivoluzione.
Uno è la jacquerie, ossia la spontanea insurrezione dei contadini, come quella che aveva percorso l’Inghilterra esasperata dalla Guerra dei cent’anni. Poi la ribellione anarchica, che l’autore colorava di un certo passatismo, individuandone un esempio nella Vandea. Quindi la rivoluzione giacobino-comunista, animata da un afflato etico e sospesa a metà fra Robespierre e Lenin; la cospirazione elitaria, un po’ carbonara, in cui un gruppo ristretto trascina masse ignare; l’insurrezione militarizzata, come nei golpe sudamericani. Il caso di Trump mi sembra coincidere con l’ultima tipologia: la rivoluzione millenarista, in cui un messia vivente si fa carico di realizzare un’utopia purificatrice.
Avrete notato il gran numero di religiosi esagitati che, in Campidoglio, hanno reso grazie per la nuova presidenza. Il precedente più immediato è Oliver Cromwell, che approfittò di uno Stato dilaniato da formalismi per combattere con la Bibbia sotto il braccio, rovesciare il regime in carica e riformare drasticamente le istituzioni promettendo il Paradiso in terra. Forse il suo modello può fungere da ammonimento a Trump: è vero che riuscì a rivoluzionare tutto decapitando il re, ma dopo qualche anno non trovò un erede adeguato, lasciò il potere a un figlio inetto e, fallito l’esperimento, in men che non si dica la sua rivoluzione venne derubricata a interregno.
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Ma io quasi quasi
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