una fogliata di libri
Il cannocchiale aristotelico
La recensione del libro di Emanuele Tesauro edito da Fondazione Pietro Bembo / Ugo Guanda Editore, 1.310 pp., 120 euro
Torna disponibile in libreria "Il Cannocchiale aristotelico" di Emanuele Tesauro, accolto nella bella collana Biblioteca di scrittori italiani, diretta da Pier Vincenzo Mengaldo e Alfredo Stussi. Cura l’edizione del testo Maicol Cutrì, autore di un commento preciso, scandito da annotazioni funzionali che restituiscono nozioni essenziali, di interesse storico, teorico e stilistico. Risultato pregevole. “Singolarissimo testo iconico-verbale”, lo aveva definito Giovanni Pozzi. Non si contano i giudizi autorevoli che ruotano intorno a questo trattato barocco di retorica universale. Costruito, corretto e aggiornato nel corso di decenni (le prime tracce della sua ideazione risalgono al 1625, quando Tesauro studiava teologia presso il collegio gesuita di Brera e veniva rimbrottato dai padri dell’ordine per la diffusione “dei trovati sopra la Rettorica di Aristotele”, senza la loro approvazione), il Cannocchiale giunge a inglobare tutte le arti che si fondano sulle argutezze. Repertorio enciclopedico, libro onnivoro composto da molteplici tasselli (racconti, apologhi, rebus, iscrizioni, frammenti poetici), ecco una perfetta macchina barocca che si irradia da un punto, un nucleo: il terzo libro della Retorica aristotelica. Ce lo conferma pure il titolo, colto nella sua forma estesa: “Idea dell’arguta et ingegnosa elocuzione, che serve a tutta l’arte oratoria, lapidaria et simbolica. Esaminata co’ principii del divino Aristotele”. Fonte inesauribile di figure, metafore, simboli, il trattato ci insegna a comprenderle e a farne un corretto uso. Nulla di meglio dell'antiporta allegorica riprodotta in apertura per comprenderne e testarne l’enigmatica pregnanza. Tre figure allegoriche: Aristotele, la Poesia e la Pittura. “A ciascuna di esse corrispondono strumenti simbolici: il cannocchiale al Filosofo, la viola alla Poesia e il cavalletto alla Pittura”. Poesia (attraverso le parole) e Pittura (con le immagini) collaborano alla produzione delle imprese grazie al congegno ottico sostenuto da Aristotele. Quel cannocchiale, potremmo aggiungere, fa vedere al lettore ciò che le cose significano. Cutrì arriva a considerarlo un libro interattivo ante litteram. Perché no?
Questo mostruoso volume seicentesco – labirinto eterogeneo e insieme orchestrato, lussureggiante selva di metafore – ancora oggi pungola gli studiosi, sfidandoli a sciogliere le complessità che proliferano tra i suoi affilati meccanismi combinatori. Già, un’arte delle combinazioni che, come un acceleratore di particelle, serve ad accoppiare le “circostanze più lontane”. Lavoro da giocoliere.
Emanuele Tesauro
Il cannocchiale aristotelico
Fondazione Pietro Bembo / Ugo Guanda Editore, 1.310 pp., 120 euro