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Foto ANSA
Una fogliata di libri
Telefoni, linee fisse e voglia di libertà. Lettera da una pazza idea
Cellulari come mattoni, cabine telefoniche a gettone e la possibilità di uscire di casa senza essere sommersi di parole e cose inutili. Se a sognare i tempi andati è una nativa digitale ormai satura, forse è lecito fantasticare una rivolta dei giovani contro la catena coatta del web
Si discuteva l’altra sera, con una figlia Generazione Z, di smartphone. Raccontavo, ridendo, del mio primo cellulare. Era il 1995 e aspettavo il secondo figlio. Ottavo mese, la casa al mare a chilometri dal paese più vicino. Così, per non rischiare di partorire da sola, avevo noleggiato un cellulare. Gli amici, incuriositi, mi chiedevano di poterlo toccare. Era grosso quanto un mattone, e, non so perché, funzionava – avaramente, e disturbato da oscuri gracidii – solo se non pioveva.
Mia figlia ascoltava e rideva. Allora le ho raccontato di quando c’era solo la linea fissa. Uscivi al mattino e fino a sera eri fuori, e basta. Andavi in montagna e per giorni eri uccel di bosco, perché nei rifugi la linea saltava. Famiglia, corteggiatori importuni, banche, creditori, molestatori di ogni tipo: nessuno ti acchiappava, finché non rincasavi.
Quanto alle cabine telefoniche, ne funzionava una su due, e mai quella che trovavo io. Nelle interurbane col fidanzato lontano il telefono Sip ingoiava, crudele e vorace, manciate di gettoni. Risento ancora la raffica metallica che faceva nel deglutirli, quella macchina senza cuore.
La figlia ascolta incredula, come le testimoniassi del pliocene. Poi, quando taccio, la mia Gen Z se ne viene fuori con un: “Che meraviglia!”.
Come, scusa? domando. Lei: “Che meraviglia, uscire di casa senza questa cosa che non tace mai, che ti sommerge di parole e cose inutili. Che meraviglia, una settimana fra rifugi in montagna senza essere inseguiti: semplicemente in silenzio”.
Mi ha lasciato basita. Ventisette anni, e parla come una forzata: di web, social, chat. Come una che fantastichi di sciogliersi da una catena coatta, sempre addosso. Che lo pensi io, è normale. Ma, una nativa digitale. Allora assurdamente ho sognato una rivolta. Una generazione che, satura, polverizza l’ultimo iPhone. I ripetitori sui tetti che arrugginiscono, i satelliti di Musk dismessi, persi per orbite senza ritorno.
Naturalmente è stato solo un sussulto di utopia. La pazza idea di tornare liberi.
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Una fogliata di libri