
Una Fogliata di libri
Appunti contadini
La recensione del libro di Marco Bonfanti edito da Edizioni Clichy, 135 pp., 18,50 euro
"Mi chiamo Michele Naccari e sono nato di Tropea tantissimi anni fa, che manco mi ricordo più quanti. E la mia vita non è stata tranquilla come voi adesso. Io ho dovuto sudarla la vita mia”. L’incipit dell’esordio letterario del regista e sceneggiatore Marco Bonfanti, "Appunti Contadini", potrebbe essere il riassunto perfetto di tutto il libro. Un memoir raccontato in prima persona da Michele, contadino calabrese, che Bonfanti trascrive in tutta onestà con espressioni dialettali, errori grammaticali e modi di dire che rendono sincero ogni pensiero, ogni parola barcollante su cui inciampa la lettura – e che bellezza che l’autore non abbia cambiato nulla di questa verità. Il libro attraversa tutta la vita di Michele: andando indietro nel tempo, racconta della sua infanzia, segnata dalla fatica del lavoro nei campi per aiutare la famiglia anche se era solo un “ninno”: “Soldi non ce ne avevamo, nienti di nienti, e perciò bisognava faticare, ammazzarci di lavoro”. Da subito, la sua esistenza è una lotta alla sopravvivenza: crescendo nella miseria che conserva la dignità più assoluta, Michele diventa un grande lavoratore, “uno che c’ha la testa sulle spalle”, e cerca la fortuna altrove senza riuscirci. “Ho fatto la mia vita qui di Tropea. E’ il Signore che ha deciso così”. A Tropea Michele si sposa con una donna con cui ha condiviso tutto, un amore e una vita fatta di alti e bassi, ma rimanendo sempre uniti. Racconta il matrimonio, la casa, i quattro figli, i mille lavori ognuno con le proprie difficoltà, le rinunce, i sacrifici, il senso precario della vita, la vecchiaia, la salute barcollante, e sullo sfondo, la Storia che cambia, dagli anni del fascismo alla guerra, fino alla pandemia. Nelle sue parole cristalline e nei suoi pensieri inaspettati, tutto è nostalgia e chiarezza. Bonfanti ci consegna una testimonianza preziosa, che racconta il nostro passato e il nostro presente, restituendo uno sguardo che non avremmo potuto conoscere altrimenti. “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi”, scrive Bonfanti citando Bertolt Brecht. Quanto è vero. Non è di eroi di cui ha bisogno la letteratura, ma di uomini e donne che si fanno portavoce di una umanità ostinata, in ogni forma e circostanza. La speranza è che, chiudendo il libro, la voce di questo vecchio contadino continui ad accompagnarci per ricordarci il suo insegnamento più grande: la semplicità nell’accettare tutto quello che accade, perché, come diceva Michele: “La vita è così”.
Marco Bonfanti
Appunti contadini
Edizioni Clichy, 135 pp., 18,50 euro