
Una Fogliata di libri
Illuminati dall'acqua
La recensione del libro di Malachy Tallack edito da Iperborea, 256 pp., 19 euro
Questa recensione è frutto di una serie di “distorsioni cognitive”, schemi di pensiero che influenzano la nostra percezione della realtà, modi errati in cui elaboriamo le informazioni. Leggendo titolo, sinossi e informazioni sull’autore, ciò che veniva in mente era una trama tra Thoreau e Hemingway, con un giovane Nick Adams (alter ego di Hemingway e protagonista di molti racconti dello scrittore) che pesca in un luogo molto simile a Walden Pond (da cui il titolo del libro di Thoreau, ovvero l’inno alla vita nei boschi). Lo scenario poteva essere quello di “In mezzo scorre il fiume”, il film diretto da Robert Redford tratto dall’omonimo libro di Norman Maclean, oppure quello delle isole Shetland, arcipelago sub-artico tra Oceano Atlantico e Mare del Nord (terra dell’autore). Come colonna sonora la musica country-folk composta ed eseguita dallo stesso autore.
Quanto scritto sinora sono soprattutto distorsioni cognitive, pur motivate, e spesso corrispondenti alla realtà. Per meglio dire: alla realtà che vogliamo vedere, sentire, leggere. Come scrive Henry David Thoreau: “Molti uomini vanno a pescare per tutta la vita senza sapere che non sono i pesci che cercano”. Ma è proprio pescando che si possono correggere eventuali distorsioni. Almeno così si legge nel libro di Tallack: “Pescare è un modo per esplorare… Ogni lancio è un protendersi, un estendere il proprio io in un regno subacqueo lontano dal quale passiamo buona parte della nostra vita. Il protendersi è un atto sia fisico sia, cosa altrettanto importante, cognitivo”.
Quella di cui si scrive è la pesca con la mosca, con esche costruite a immagine e somiglianza di insetti nelle diverse fasi di vita. “Le mosche… riflettono una moltitudine di tradizioni nazionali e locali. Sono vettori di antefatti e miti” precisa Tallack, che dà una rappresentazione artistica di questa pesca. Più che la cattura, conta la modalità con cui la preda viene catturata. Possibilmente senza farla soffrire troppo e poi rilasciata cercando di non traumatizzarla. Tuttavia, “chiunque peschi sa che i pesci non gradiscono essere presi all’amo. Dall’istante del contatto lottano per salvarsi. E negare la possibilità che alla radice del terrore ci sia il dolore è difficile da giustificare”. Ecco che appare la realtà. “Pescare significa confrontarsi in maniera diretta e costante con i temi della sofferenza, degli effetti del nostro comportamento sulle altre specie”. Finalmente le distorsioni cognitive si risolvono, nel modo più “scorretto” possibile. “Sospetto che, più di qualunque libro o teoria, sia la distanza dal caos di vita e morte – reale e ideale – a fomentare l’idea che gli animali vanno protetti dalla sofferenza”.
Malachy Tallack
Illuminati dall’acqua
Iperborea, 256 pp., 19 euro