(Ansa)

dall'altro lato

Per avere la pace non basta dirlo. Lettera dalla piazza sbagliata

Marina Corradi

Una domanda galleggiava sulle bandiere blu o arcobaleno gonfie di vento alla manifestazione di Piazza del Popolo: ma, ReArm Europe, o che facciamo?

Domenica a Roma ho sbagliato piazza. Piazzale Garibaldi, ho detto al tassista, anziché Piazza del Popolo. In realtà ho sbagliato anche l’ora, giacché sono uscita presto. Così da lassù al Gianicolo eccomi all’Acqua Paola, il posto più bello della Capitale, la grande fontana secentesca voluta da Papa Paolo V per farvi convergere l’acquedotto Traiano. Te ne stai lì e ascolti lo scrosciare ininterrotto, generoso, mentre sotto di te Roma vive. Come volesse, l’Acqua Paola, dissetare Roma di un’inesausta speranza.


Ma, dicevo, ho sbagliato: ho mancato Piazza del Popolo, gremita e festante di bandiere blu o arcobaleno. Belle facce, ho visto poi sul web, e gente venuta anche da lontano. Perché l’Europa continui a essere quel luogo in cui si andava a veniva, come in un’unica casa. E c’era, oltre a Michele Serra, Elly Schlein, e Gentiloni, e perfino Achille Occhetto; i sindacati al completo, Calenda con la bandiera ucraina, sindaci con la fascia tricolore da ogni dove, e, d’ordinanza, Littizzetto, Vecchioni, grandi firme. 


La festa di chi vuole che l’Europa resti ciò che è. Anche io lo vorrei. Tuttavia una domanda galleggiava sulle bandiere gonfie di vento, tacita e inevasa: ma, ReArm Europe, o che facciamo? Perché l’Ucraina, che pure è Europa, in sette giorni è stata colpita, dice Zelensky, da 1.020 droni e 1.360 bombe. E se la “pace” consiste nel riprendersi Putin quanto gli aggrada, centinaia di migliaia di ucraini sono morti per niente. A nord, ai confini della Russia, hanno paura. Commuove sentire l’Inno alla Gioia a Roma, a primavera, ma non può bastare, ai polacchi.  E quindi ho sbagliato piazza l’altro giorno. Non credo che per avere la pace basti dirlo. Occorre una difesa, e armi, sì, come deterrente. Per quanto spaventevole possa essere produrre di nuovo, ottant’anni dopo, carri armati. Noi che li abbiamo visti solo nei libri di scuola, non possiamo crederci. Ma: “Se non volete vedere la guerra, la guerra vi guarderà negli occhi”. Lo diceva André Glucksmann, con quella sua faccia da profeta.

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