una fogliata di libri

"Confida nella grazia" di Olvido García Valdés

Riccardo Bravi

La recensione del libro di Olvido García Valdés edito da Donzelli, 264 pp., 17 euro

La poesia di Olvido García Valdés viene finalmente riproposta in Italia per mezzo della pregevole e attenta traduzione dell’ispanista Matteo Lefèvre, e della “direzione artistica” di Elisa Donzelli, da sempre molto sensibile a voci poetiche femminili fuori dagli abituali schemi di divulgazione. Che questa grande poetessa delle Asturie sia stata un po’ dimenticata e sottovalutata nel suo paese di origine (e, in generale, in tutta Europa), ce lo ricorda in effetti lo stesso Lefèvre, il quale annota nella postfazione al volume alcune considerazioni critiche essenziali per potersi calare all’interno di questo mondo poetico fitto e originale, diventato  un must della letteratura spagnola contemporanea, “un punto di riferimento stabile non solo per gli interpreti, ma anche per gli autori e i lettori più giovani, modello di una vocazione autentica, di un impegno creativo rigoroso, fedele a sé stesso, come pure ha certificato recentemente il suo inserimento nella prestigiosa collana ̔classici̕ dell’editore madrileno Cátedra”.
Come indica il titolo, il mondo della poetessa ispanica è puntellato da un sentore di grazia, che è essenzialmente un sentimento di purificazione totale e di spogliamento del proprio io da qualsiasi “pesantezza” del vivere, così come fu teorizzato da Simone Weil in un celebre saggio del 1947, appunto La pesanteur et la grâce, verso la cui figura Valdés non nasconde l’ispirazione all’interno della breve nota a margine che apre la silloge. Questo stato primigenio di “armonia”, se in tal modo si possa definirlo, si dipana nella raccolta per mezzo di versi cadenzati e di prose poetiche nelle quali il sentimento di inquietudine diventa immagine ricorrente, senza però mai apparire con contorni di tragicità o di disperazione assoluti: il tutto infatti si presenta come un grosso moto perpetuo di gioia e di dolore, un “procedere eterogenetico di individui e microcollettività, una condizione dell’anima nella quale è giusto riparare, anzi, confidare”, uno stato insomma in cui la tragicità della vita umana è più materia culturale che spirituale, appartenenza ad un popolo che ha saputo esperire il proprio dolore attraverso quel canto particolare intitolato “poesia”. Per mezzo di apparizioni filosofiche e poetiche (di Edmond Jabès e Pier Paolo Pasolini, tra le più significative) che ricordano allora questa dicotomia di sacro e profano, l’universo sensibile di Valdés è costellato da apparizioni e sparizioni, da quell’inquietudine che è materia consustanziale ad ogni “vera” presenza nel mondo, perché, come scrive lei stessa, “l’inquietudine di ogni essere vivo, pensa, non è / inquietudine […] / neppure la notte / è inquietudine, anche se cupo / nel buio ulula inquieto l’animale”.

    

Olvido García Valdés
Confida nella grazia
Donzelli, 264 pp., 17 euro

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