una fogliata di libri

La figlia di lui

Raffaella Silvestri

La recensione del libro di Chiara Marchelli edito da Feltrinelli, 224 pp., 18 euro

La figlia di lui è una bambina infernale che si chiama Emma. Tira i calci sotto il tavolo, fa i capricci, vuole l’hamburger le ciambelle e i churros ma poi butta via tutto, dopo averlo toccato e sputacchiato. Quando la incontriamo ha nove anni, siamo a New York. Una notte, in una delle molte scene riuscite del libro, Emma prende il prezioso prosciutto crudo dal frigo e lo mette sulla faccia della “matrigna” mentre dorme. 

   

Lui è Arno, americano informatico e padre di Emma. E’ pieno di sensi di colpa per aver lasciato la madre di Emma, Charlotte, quando la piccola aveva un anno, e di fronte alla bambina infernale diventa debole, non in modo tenero, ma in un modo che lo rende privo di fascino, esasperante – non solo le lascia fare tutto quello che vuole, ma si lascia umiliare: come quando Emma pretende di essere pagata per andare a prendere il succo di frutta (il frigo ha un ruolo centrale in questo romanzo).

 

Lei è Livia, la nuova compagna di Arno, che non ha figli perché non ne ha mai voluti, è indipendente economicamente e – sembrerebbe – emotivamente, eppure resta per anni in una situazione che la scrittura implacabile e precisa di Chiara Marchelli riesce a farci percepire come sempre sul punto di esplodere, di andare oltre. L’amica di Livia, Evelyn – che chiama la bambina Attila – la mette in guardia: la situazione potrebbero diventare troppo, più di quanto Livia riesce a sopportare. 

 

In questo romanzo la maternità obbligata diventa un luogo di fastidio, anzi tortura. Il quotidiano diventa claustrofobico e crudele grazie a una voce affilata e un ritmo che cresce fino a esasperare i rapporti familiari. Si vive dentro a questo mondo, non esiste una realtà alternativa a quella della narratrice. La situazione vista da fuori potrebbe anche essere molto diversa, ma non importa. Se Livia è così intollerante, come la narrazione sembra suggerire, come fa a stare in quella situazione per quindici anni? Perché permette che Emma resti a casa sua, perché la porta per due settimane in vacanza in Italia, quando è preadolescente (un viaggio dell’orrore, naturalmente)? Del resto, se Emma è oggettivamente una bambina difficile, perché a ripeterle le sue malefatte non sembrano così tremende? La famiglia è data, non se ne può uscire. Dalla discrepanza fra il fuori (che può essere solo un interrogativo) e l’ambientazione familiare, che arriva fin sotto la pelle, deriva tutta la forza di questo romanzo. Nel vasto panorama dei romanzi familiari, Marchelli offre un tema, una voce, un’ambientazione originali.

    

Chiara Marchelli
La figlia di lui
Feltrinelli, 224 pp., 18 euro

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