
una fogliata di libri
Volevamo magia
La recensione del libro di Matteo Quaglia edito da Nottetempo, 160 pp., 14 euro
È un piccolo gioiello di stile questo esordio di Matteo Quaglia per Nottetempo intitolato "Volevamo magia", che nel contempo avrebbe potuto intitolarsi, citando Dumas, Cherchez la femme o anche, come un vecchio programma di Mtv, Avere vent’anni. Siamo a Trieste, tra le aule bohémien occupate dell’università, in mezzo a una congrega clandestina di studenti alle prese con una rivista letteraria chiamata “Fucilazione”. Il protagonista senza nome della storia si aggira carbonaro per le navate della facoltà, portando come da copione con sé sempre un libro sottobraccio, in preda a quella insicurezza esistenziale che solo i ventenni possono avere. Un bel giorno, tra una retrospettiva su “Ecce bombo” e una discussione su Dostoevskij, si imbatte in Ludovica, “una ragazza che pareva uscita da un romanzo di Richard Yates”, e che per essere una studentessa di Lettere, “nonché carrerriana, nonché, secondo Bottiglieri, narcotrafficante, era la cosa più bella che mi fosse capitato di vedere da tempo”. Il nostro ovviamente si innamora seduta stante, i due parlano di Tarantino e di Houellebecq, hanno “una quasi storia” fino a quando Ludovica parte per un Erasmus e fa perdere definitivamente le proprie tracce: “Prese l’aereo per Parigi il giorno prima della mia laurea e, nonostante l’avessi invitata al rinfresco, partì senza neppure salutare”. Il ricordo di quei giorni trascorsi assieme continua ad ardere però nella mente del nostro affezionato anche anni dopo, trasformandosi in una specie di ossessione, quando ormai trentenne, impiegato in una compagnia di assicurazioni, si deve occupare di una serie di sinistri legati fra loro che in qualche modo hanno a che fare con lei. Ed è qui che il romanzo di Quaglia da crepuscolare cambia passo e diventa una spy story, con il protagonista che si mette sulle tracce dell’amata convinto che dietro questa storia si celi un inesplicabile quanto misterioso segreto. Si entrerà così in una galassia fatta di b-movie, orbitante attorno al cinema indipendente “neo-horror del nord est”, all’interno della quale il narratore si perderà, percorrendo i cunicoli e le strade di una Trieste sempre più claustrofobica, seguendo improbabili piste nel tentativo di risolvere l’enigma e contemporaneamente di far quadrare i conti con il proprio passato. Romanzo che strizza l’occhio tanto a Bolaño quanto a Dario Argento, Volevamo magia prende il lettore per mano e lo porta con sé in territori che, finita la lettura, non si sarebbe più voluto lasciare.
Matteo Quaglia
Volevamo magia
Nottetempo, 160 pp., 14 euro