
I Normanni
La recensione del libro di Hubert Houben, Il Mulino, 144 pp., 12 euro
Brutta gente, all’inizio, i vichinghi. Arrivano, saccheggiano, incendiano, catturano schiavi, fuggono inafferrabili sui loro fenomenali drakkar, capaci tanto di risalire i fiumi fino al cuore dell’Europa quanto di affrontare le tempeste dell’Atlantico. A poco a poco però le cose cambiano. Nell’ultimo quarto del nono secolo un gruppo di vichinghi si stabilisce sulle coste francesi e comincia a legarsi con l’aristocrazia franca del luogo, finché nel 911 il re dei franchi occidentali riconosce al loro capo Rollone il titolo di duca. Alcuni decenni dopo, intorno al Mille, le cronache cominciano a indicare i domini dei discendenti di Rollone col termine “Normandia”: è l’atto di nascita di un popolo nuovo, i normanni, sorto dall’incrocio fra i vichinghi e i nativi del luogo – a loro volta una mescolanza di galli, romani, bretoni e franchi –, favorito e suggellato dall’adesione alla comune religione cristiana.
Da questo momento i normanni diventano protagonisti della storia europea in diversi scenari. Nel 1066 il duca di Normandia Guglielmo il Bastardo sconfigge il rivale anglosassone Aroldo e impone una dinastia normanna sul trono d’Inghilterra. Suppergiù negli stessi anni, gruppi di guerrieri normanni che stanno andando in pellegrinaggio in Terrasanta vengono arruolati lungo il cammino da alcuni signori dell’Italia meridionale; e si trovano così bene nelle terre calde del sud e sono così abili con le armi che, dopo mille conflitti che coinvolgono i bizantini, gli arabi, il papato, nel 1130 Ruggero II viene incoronato re di Sicilia e di Puglia. Nel frattempo, un ramo collaterale della stirpe, i cui membri non sono detti normanni ma variaghi o “rus” (in lingua finlandese “rematori”), ha fondato a Kiev il regno destinato a diventare la Russia.
In tutti e tre i casi i normanni (compresa la variante variaga) mostrano un’eccellente capacità di governo. Dopo essersi sbarazzati senza tanti complimenti degli avversari più duri infatti sanno dedicarsi intelligentemente all’integrazione con le popolazioni conquistate, tanto che i loro domini saranno destinati, sia pur in modi diversi, a sviluppi duraturi. Al punto che – osserva Houben in questo classico da poco ristampato – “la loro propensione all’assimilazione e all’integrazione di popoli e culture differenti rappresenterebbe un possibile modello per la creazione di una nuova identità europea, multiculturale e priva di barriere etniche”. Un modello in cui peraltro la capacità militare ha un ruolo non secondario…
I Normanni
Hubert Houben
Il Mulino, 144 pp., 12 euro

Una fogliata di libri - overbooking
Triste è il destino dei lettori di Joyce


Una fogliata di libri - Lupi a Milano