Una fogliata di libri

Lo psicologo nel palazzo

Giancarlo Mancini

La recensione del libro di Luciano Mecacci, Palingenia, 339 pp., 29 euro

Sulla follia vera o presunta di imperatori, satrapi e dittatori si sono riempiti libri, alimentate leggende nere, costruite rivolte. Spesso i testimoni di queste gesta sono stati, oltre ai familiari, cortigiani, consiglieri e letterati dai quali abbiamo avuto resoconti più o meno disinteressati e oggettivi, quindi da prendere con la dovuta cautela da parte dei posteri. Il 23 dicembre del 1927 tocca finalmente a un professionista della mente umana cercare di decifrare i pensieri di quello che allora era per molti il “piccolo padre” del popolo russo e più tardi sarebbe diventato uno dei peggiori carnefici del Ventesimo secolo: Stalin. A visitarlo è uno dei più insigni psichiatri dell’epoca, Vladimir Mihajlovicč Bechterev, direttore dell’Istituto di psiconeurologia di San Pietroburgo, accademico di indiscussa fama, studioso di riflessologia. Oltre a essere una personalità tra le più in vista in ambito scientifico è da molto tempo un compagno di strada dei bolscevichi, anche se le alte sfere del partito lo vedono con “una certa vena di avventurismo e di leggera ciarlataneria”.


Nato nel 1857 in uno sperduto villaggio a mille chilometri da Mosca, nel corso degli anni Bechterev ha arricchito i suoi studi di molteplici influenze, dedicandosi allo studio della suggestione e dell’ipnosi come strumenti per curare l’alcolismo e la nevrosi. Nei suoi lavori cita Le Bon, Spengler e Spencer più di Marx, Engels e Lenin, alimentando il sospetto dei guardiani dell’ortodossia comunista. Nonostante ciò, è a lui che le autorità si rivolgono per avere un parere neurologico sullo stato di salute di Stalin. La visita dura tre ore, a oggi nessuno ne conosce il referto né cosa si siano detti i due. Comunque Bechterev viene congedato con tutti gli onori e la sera si reca, assieme alla moglie, a teatro. Durante o subito dopo la rappresentazione, ha un malore e il giorno seguente si spegne. La diagnosi è alquanto ambigua, “avvelenamento da cibo guasto”, ma non sono pochi a collegare la visita al padrone del Cremlino con la sua morte. C’è chi fa riferimento a una diagnosi di paranoia che lo psichiatra si sarebbe lasciato scappare nelle ore successive alla visita, parole che, arrivate all’orecchio di qualcuno, gli sarebbero state fatali. In questo saggio accattivante e documentatissimo, Luciano Mecacci si mette sulle tracce di Bechterev in una vera e propria inchiesta che si snoda lungo i decenni, dagli anni del Terrore fino alla Perestrojka, riportando meritoriamente all’attenzione questa singolare figura inghiottita dalle spire di un potere che non tollera la libertà.  

 

Lo psicologo nel palazzo
Luciano Mecacci
Palingenia, 339 pp., 29 euro

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