
Rose Royal
La recensione del libro di Nicolas Mathieu, Marsilio, 150 pp., 14 euro
Un bar come tanti della provincia francese contemporanea, un bar dove “regnava sempre un’impressione da fine giornata”. Bagno pieno di adesivi, arredamento anni Settanta, e la solita “accozzaglia di marginali, ubriaconi, punk con un principio di calvizie, lavoratori dipendenti inconsolabili e disoccupati di lungo corso”. Per Rose in questo bar di Nancy c’è quasi un sentore di casa. Divorziata ormai da un bel po’, figli abbastanza grandi da avere la loro vita fuori casa, il solito lavoro noioso di sempre e una vita sentimentale a dir poco deludente. Ha provato con gli incontri online, ma non ha funzionato, tutto troppo artificiale, valido solo per divertirsi ogni tanto. Una vita noiosa, ma non abbastanza per prendere decisioni radicali. E poi quel momento della giornata, in quel bar, dove Rose sente “un’adeguata atmosfera di casa”, tra liceali sbronzi e la sua amica parrucchiera. Nella borsa Rose ha una pistola, una rivoltella calibro 38, cinque colpi, comprata a 650 euro perché si era sentita in pericolo dopo essere uscita con un tizio. Una volta comprata, Rose “la impugnava e la puntava verso il forno a incasso che le rimandava l’esaltante riflesso di un’assassina”. E si sa che per la prima legge di CČechov prima o poi questa rivoltella dovrà sparare, forse anche più di una volta. Una sera, al bar, arriva un uomo che tiene tra le braccia una cagnolina appena investita. Forse l’inizio di una storia con il suo padrone, Luc? Chissà, niente spoiler.
Dopo un premio Goncourt, dopo adolescenti e classe operaia della Lorena, Nicolas Mathieu – uno dei cantori della provincia francese come culla del secondo lepenismo – riesce a prendere quelle banalità relazionali della GenX e a raccontarle con precisione, mostrando quanto a volte bastino poche pagine per descrivere qualcosa. Non solo ridurre all’osso, ma anche portarle al limite. Emozioni normali, situazioni banali, realtà quotidiane – di persone altrettanto banali, non cultivé, con i loro malesseri generazionali – che con qualche frase giusta diventano intense, lucide, diventano cioè una storia. C’è la fatica di avere cinquant’anni, un’età in cui, come pensa Rose, “un tempo eri vecchio”. E poi la frustrazione, e forse anche l’incomodo di dover provare a ripetere tutte le fasi della relazione amorosa per l’ennesima volta, il dating, i pasti, le famiglie altrui, e poi i lati oscuri che escono fuori, l’indipendenza che si logora sempre di più… quando si avrebbe solo voglia di stare davanti alla Tv a guardare Faites entrer l´accusé. Invece si è costretti a imparare “di nuovo a tener conto di interessi” che non sono i propri. “Un giorno nello specchio non sarebbe rimasto altro che il rimpianto di non aver saputo godersi la vita”. Una novella, senza sbrodolamenti. Traduzione di Margherita Botto.
Rose Royal
Nicolas Mathieu
Marsilio, 150 pp., 14 euro

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