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Una fogliata di libri - overbooking

Triste è il destino dei lettori di Joyce

Antonio Gurrado

Se l'autore di Ulysses risorgesse, probabilmente riderebbe, scoprendo che oggi Dublino non solo si fa vanto delle opere in cui lui l'aveva denigrata come "paradigma della paralisi", ma che, addirittura, riesce pure a guadagnarci

Attraverso una stradina nel centro di Dublino e mi sento osservato: incombono sui miei passi i faccioni di Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse, e di Buck Mulligan, primo personaggio del romanzo in ordine di apparizione. In stile non immemore delle icone bizantine, campeggiano a figura intera sulle mura perimetrali del Blooms Hotel, quale richiamo per viaggiatori che non fanno caso agli apostrofi; giro l’angolo e a guardarmi è stavolta il deuteragonista, Stephen Dedalus. Non ho concluso la perlustrazione controllando se attorno all’edificio apparissero i restanti personaggi: ho invece pensato che ben triste è il destino dei lettori di Joyce. Da un lato, infatti, la conoscenza di Dublino e delle sue atmosfere è necessaria per comprendere l’autore; dall’altro, però, Dublino e le sue atmosfere si adeguano a come lui le descrive, le emulano in modo approssimativo e un po’ stucchevole.

Se dunque oggi Joyce risorgesse e scrivesse l’Ulisse come un secolo fa, finirebbe per raccontare una città in cui gli affreschi di Bloom scrutano Bloom che passa; in cui il bar sul lungofiume dov’è ambientato l’episodio delle sirene è intitolato alle sirene; in cui il sembiante di Joyce medesimo sbuca ovunque – dal monumento d’artista al graffito a capocchia –, nonostante che lui se ne fosse andato solo ventiduenne e già schifato da anni. Descriverebbe insomma un luogo in cui l’immaginario, confezionato ed edulcorato a beneficio dei turisti, ha preso il sopravvento sull’incontenibile visionarietà di cui Joyce aveva dato prova nello “stramaledettissimo romanzaccione”. Questo passatismo commerciale decisamente non gli piaceva, tanto che, quando viveva a Roma, la paragonava a un tizio che si mantenesse mostrando ai turisti il cadavere della nonna. Per fortuna, però, Joyce era dotato di un certo senso dell’umorismo: oggi credo riderebbe, scoprendo che Dublino non solo si fa vanto delle opere in cui lui l’aveva denigrata come “paradigma della paralisi”, ma addirittura, grazie alla superficialità dei visitatori che non hanno mai davvero letto l’Ulisse, riesce a guadagnarci dei bei soldi. Conoscendo Joyce, gliene chiederebbe un po’ in prestito.

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