
una fogliata di libri
Correzione
La recensione del libro di Thomas Bernhard edito da Adelphi, 291 pp., 20 euro
Il narratore si è già inoltrato nel flusso dei ricordi e nel ragionamento su ciò che sta facendo quando gli appare nitida la verità della propria situazione: “Lui, con l’incarico di occuparmi delle sue opere postume, aveva avuto l’intenzione di annientarmi”, dice dell’amico Roithamer; anzi, nell’ordine quello aveva voluto “annientare prima se stesso e sua sorella e poi annientare me”. Il comune amico d’infanzia Höller, un imbalsamatore, ha costruito per la sua famiglia una dimora nella gola dell’Aurach ed è nella soffitta di questa dimora, da Roithamer eletta a monadica stanza di lavoro, che nell’accademico a sua volta è germinato il disegno di un edificio inaudito da costruirsi al centro del Kobernausserwald. Il progetto dell’uno diventa condizione della trappola in cui l’altro finisce e adesso è il narratore senza nome a trovarsi nella soffitta insieme alle carte e ai libri di Roithamer, preso da un ultimo moto di esitazione e differimento (“Domattina mi avvicinerò alle opere di Roithamer, prima mi avvicinerò poi le esaminerò e le riordinerò”), se non di vero e proprio autosabotaggio, avendo maldestramente disordinato i fogli che doveva disporre sulla scrivania.
Vitaliano Trevisan, che ha descritto il suo incontro con la prosa di Bernhard come una epifania, ha ascritto al sommo scrittore austriaco il radicale insegnamento che “esiste solo il monologo”. Esso è qui la tecnica che serve a rendere il confluire di più voci in una sola testa fino alla compressione del sé (“Tutti questi pensieri connessi a Roithamer, all’improvviso ero diventato unicamente un condensato di questi pensieri”) e a mostrare il pensiero e la scrittura come tenace secessione dal mondo esterno e dalle sue relazioni (interessante, solo di passaggio, annotare quello che il narratore riferisce dell’opinione di Roithamer sulla politica come ambito disprezzabile ma preteso noto in tutte le sue logiche di funzionamento). Wittgenstein, è noto, ha ispirato il personaggio bernhardiano; ma per una volta si può forse evocare Leibniz, votato alla scienza universale della natura e degli uomini e il cui motto – un motto, in fondo, sinistro – era “omnia ad unum”: ecco, geometricamente, la (coatta) convergenza del tutto in un vertice come quello della dimora a forma di cono in cui Roithamer progetta vanamente una felicità piena per la sorella, che ne dovrebbe diventare l’unica abitante, o meglio prigioniera. La scrittura stessa si rivela al curatore testamentario tentativo votato a una continua frustrazione, una traccia ambigua e labile che, fino a che la morte non lo ha interrotto, l’autore ha sottoposto a una continua revisione, a un “lavoro al testo” che “tramite la correzione totale di questo testo, era diventato nello stesso tempo la distruzione del suo testo e proprio per via della distruzione di questo suo testo, l’unico autentico”.
Thomas Bernhard
Correzione
Adelphi, 291 pp., 20 euro